Diversi studi hanno dimostrato quanto un sonno scarso e non regolare abbia effetti negativi sul corpo umano, interessando ormoni, prestazioni fisiche e funzioni cerebrali.
La mancanza di sonno, a lungo andare, può facilmente causare stress, aumento di peso, depressione, aumento della pressione ed incrementare notevolmente il rischio di contrarre diverse patologie, e questo vale sia per gli adulti che per i bambini.
Contrariamente, un sonno regolare, appagante e di buona qualità, che possa ampiamente soddisfare le esigenze sia fisiche che mentali, aiuta il corpo e la mente a sentirsi meglio, costituendo un fattore basilare per uno stile di vita sano ed equilibrato.
L’insonnia rappresenta un nemico subdolo, che può colpire chiunque senza preavviso, e per questo esistono diversi stratagemmi per migliorare la qualità del sonno.
In questo articolo prenderemo in esame la musica, considerata un valido strumento per superare l’insonnia. Sarà davvero così?
La musica può contrastare l’insonnia?
Come già osservato, i disturbi del sonno possono compromettere la salute dell’organismo, con conseguenze negative per la vita di tutti i gironi.
Per evitare che ciò accada, le persone adottano diversi accorgimenti, ed uno dei più comuni e dibattuti riguarda l’ascolto di musica prima di andare a dormire.
Uno studio recente ha avuto come obiettivo la dimostrazione dell’esistenza di una correlazione tra l’ascolto della musica e la qualità del sonno, con risultati sorprendenti.
Questo studio ha concentrato i propri sforzi su un fenomeno ancora poco esplorato dalla scienza, il cosiddetto immaginario musicale involontario (in inglese, earworms): si tratta di una serie di schemi mentali in grado di prevalere sul normale corso di pensiero seguito dal cervello, il quale viene sostituito da una canzone o una melodia che verrà ripetuta all’interno della mente più e pii volte.
In poche parole, il nostro cervello sarebbe in grado di elaborare musica anche in assenza di stimoli esterni (nella fattispecie, un cantante o un gruppo musicale che fanno musica), e quindi anche durante il sonno.
Lo studio in esame prevedeva due fasi distinte, un’indagine ed un esperimento di laboratorio.
La parte inerente l’indagine ha visto 209 partecipanti rispondere ad alcune domande sulla qualità del sonno, le abitudini di ascolto della musica e la frequenza dei timpani, oltre ai processi che determinano l’immaginario musicale involontario: alle persone è stato infatti chiesto se avessero vissuto o meno il fenomeno dell’earworms nelle diverse fasi legate al sonno, ossia prima di addormentarsi, durante il sonno o al risveglio mattutino.
Le persone che lo hanno sperimentato più volte a settimana nel corso della notte avevano sei volte più probabilità di segnalare una cattiva qualità del sonno rispetto agli altri.
La seconda fase, ossia l’esperimento di laboratorio, prevedeva 50 partecipanti cui sono state fatte ascoltare tre canzoni pop e che in seguito avrebbero dovuto dormire presso il centro di neuroscienze e cognizione di Baylor, lo Sleep. Durante il sonno, sono stati collegati ad una serie di strumentazioni in grado di rilevare le onde cerebrali, la respirazione e la frequenza cardiaca.
Le 50 persone sono state divise in due gruppi uguali: metà hanno ascoltato la versione strumentale delle canzoni (senza parole), mentre l’altra metà ha ascoltato la versione originale.
L’esperimento ha dimostrato che le persone che hanno sperimentato l’immaginario musicale involontario (quindi con il cervello che continuato a riprodurre musica durante il sonno) hanno avuto maggiori difficoltà a prendere sonno, si sono svegliate più frequentemente ed hanno vissuto più tempo nelle cosiddette fasi leggere del sonno.
Inoltre, i 25 che avevano ascoltato la musica strumentale hanno avuto la qualità del sonno peggiore.
Dunque, la domanda posta dal nostro articolo prevede una sola risposta: no, la musica non aiuta a dormire, si tratta di un falso mito, perché il cervello continua ad elaborare musica per diverse ore, anche in assenza della stessa.
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