Calazio: cos’è e quanto dura? Vediamo i rimedi e l’intervento per questo fastidioso disturbo oculare. Il calazio infiammato è un grumo che si colloca sulla nostra palpebra superiore o inferiore provocando numerosi disagi tra cui prurito ma anche dolore. La rimozione calazio o calaziosi, come vedremo, sarà possibile solo nei casi peggiori mentre solitamente sarà possibile ricorrere a una terapia più semplice in tempi brevi. Non spaventatevi, è una problematica che colpisce in molti e non si tratta di un tumore. Se il problema ricorre spesso, rivolgetevi al vostro medico di fiducia oppure a uno specialista.
Si tratta di un disturbo delle palpebre molto comune che, spesso, si risolve da solo senza troppe complicazioni. Il Calazio si forma essenzialmente quando alcune ghiandole che contribuiscono a produrre film lacrimale si occludono. A questo punto la sostanza naturale che si produce non riesce a fuoriuscire dalle ghiandole occluse formando, appunto, il Calazio. Ma vediamo qual è il processo di formazione di questo disturbo nello specifico, le cause principali e come rimediare.
Calazio: cos’è?
Il calazio è un grumo che si forma nella palpebra superiore o inferiore dell’occhio ed è causato dall’ostruzione e dall’infiammazione delle ghiandole escretorie di Meibomio. Può essere solido oppure morbido e pieno di liquido. Non si tratta di un tumore, ma di una cisti, e non provoca complicazioni permanenti nella visione. Tuttavia, se il rigonfiamento ha un aspetto sospetto, è opportuno rimuovere un piccolo campione di tessuto, per inviarlo in un laboratorio ed essere analizzato. Tale procedura è utile per escludere che possa trattarsi di una neoformazione tumorale. La nascita di un calazio è comune a molti pazienti e, nella maggioranza dei casi, finisce per drenarsi spontaneamente entro una settimana. Il disturbo potrebbe andare via anche senza la necessità di un intervento chirurgico, con l’ausilio di lievi massaggi delle palpebre e di periodici impacchi caldi.
Calazio: Quanto dura?
Calazio e orzaiolo non sono affatto la stessa cosa, il secondo è infatti nella maggior parte dei casi un follicolo ciliare infetto. Il calazio è un semplice ingrossamento della ghiandola sebacea in profondità nella palpebra, provoca gonfiore, infiammazione, prurito e anche dolore. Nella maggior parte dei casi, il calazio riesce a guarire in tempi brevi dalle 2 alle 8 settimane anche senza trattamento. Impacchi caldi o creme specifiche antibiotiche un paio di volte al giorno possono ridurre il tempo di guarigione, anche dopo una visita oculistica o in oftalmologia. Dopo questo periodo, richiedete l’intervento ulteriore di uno specialista soprattutto se il calazio provoca un offuscamento anche parziale della vista. Sarà forse necessario l’asportazione calazio o una operazione al calazio. (Vedi anche: Le Mosche Volanti o Miodesopsie).
Calazio: cause
Le ghiandole delle palpebre sono denominate ghiandole di Meibomio, il cui nome deriva dal medico tedesco del XVII secolo Heinrich Meibom. Esse sono note anche come le ghiandole del tarso, o ghiandole congiuntivali. Nelle palpebre, sia superiori che inferiori, sono presenti dalle 30 alle 40 ghiandole di Meibomio e il loro ruolo è quello di produrre una secrezione liquida e densa che rappresenta lo strato più esterno del film lacrimale. Tale liquido, denominato sebo, è una miscela di olio e muco e ha la funzione di difendere l’epitelio corneale, di controllare l’evaporazione dello strato acquoso della lacrima e di mantenere un livello perfetto di idratazione della cornea. Il liquido agisce per mantenere la corretta lubrificazione della superficie dell’occhio. Le piccole aperture di ciascuna ghiandola sebacea sono appena dietro la rima ciliare, ai margini di entrambe le palpebre. Talvolta l’apertura attraverso la quale una ghiandola di Meibomio secerne il suo materiale può intasarsi per via di un restringimento o per l’indurimento del liquido sebaceo, in prossimità dell’apertura stessa. In questo caso, il foro si ostruisce e induce un ispessimento delle pareti della ghiandola con conseguente fuoriuscita di liquido, causando l’infiammazione sia all’interno della ghiandola che della palpebra. Questo rigonfiamento è denominato calazio.
Calazio: rimedi e intervento
I rimedi più utilizzati per combattere il fastidioso problema del calazio sono necessari quando persiste per un periodo maggiore alle 4 settimane dall’insorgenza del problema. L’applicazione topica di antibiotici potrà velocizzare il processo di guarigione ma diventa necessaria solo in presenza di una causa infettiva. La terapia più consigliata dalla maggior parte dei medici, oculisti e specialisti è l’applicazione sulla palpebra di un impacco caldo per 10-15 minuti almeno quattro volte al giorno. Naturalmente evitate di usare acqua troppo calda, che possa bruciare le mani o addirittura l’occhio. Con un impacco caldo, il sebo indurito che forma il calazio si può ammorbidire uscendo dalla ghiandola. Viene sempre sconsigliato di schiacciare il calazio o toccarlo eccessivamente.
Può diventare necessario un intervento chirurgico in casi estremi, in cui il calazio non sembra diminuire oppure sfiammarsi. L’asportazione è necessaria solo quando il disagio è eccessivo così come l’infiammazione. Richiedete sempre consiglio al vostro medico. La terapia chirurgica del calazio consiste in una incisione seguita da un raschiamento. In genere, per non lasciare cicatrici, si interviene dall’interno della palpebra. Meno spesso si procede dall’esterno mettendo, poi, dei punti. L’intervento viene eseguito in anestesia locale e in regime ambulatoriale, a eccezione dei bambini che devono essere sedati.
Prevenire la formazione di un calazio
In alcuni individui si presentano più secrezioni delle ghiandole di Meibomio rispetto ad altri e, quindi, hanno un rischio maggiore di sviluppare un calazio. Se si ha avuto un calazio, c’è una probabilità maggiore di svilupparne un altro in futuro. Le persone che soffrono di acne rosacea, a causa di alterazioni all’interno delle ghiandole sebacee del viso, sono a maggior rischio. L’uso regolare di impacchi caldi applicati sulle palpebre chiuse, per cinque minuti e prima di coricarsi, può essere utile nella prevenzione dell’ostruzione delle ghiandole di Meibomio. Anche l’alimentazione gioca un ruolo rilevante nell’insorgenza di un calazio. Da ridurre o, se possibile evitare, pasti quotidiani ricchi di zuccheri, cibi grassi, caffè e alcol. Un corretto regime alimentare ricco di frutta fresca e verdura scottata al vapore, contribuisce, insieme all’assunzione abbondante di acqua e agli impacchi di calore, a prevenire la formazione della fastidiosa cisti sebacea. Alcuni pazienti possono trarre beneficio da un uso cronico di tetraciclina orale a basso dosaggio, che influisce sul metabolismo delle ghiandole.
Trattamento e prognosi
La maggior parte dei calazi sono trattati con impacchi caldi sulla palpebra per aumentare la circolazione del sangue nella zona infiammata ed accelerare la guarigione. Inoltre, il medico può prescrivere un antibiotico sotto forma di gocce o unguento, da utilizzare in associazione alle compresse. Se il calazio persiste, provocando un grumo sgradevole, può essere rimosso chirurgicamente in regime ambulatoriale e con anestesia locale. L’intervento viene eseguito attraverso una piccola incisione sul lato interno dell’occhio interessato. La rimozione di un calazio non lascia cicatrici visibili e non comporta alcun effetto collaterale. La pressione che tale cisti esercita sull’occhio, seppur fastidiosa e talvolta dolorosa, non provoca glaucoma e non influisce sulla vista. Solo raramente, la cisti può raggiungere una dimensione tale da deformare la superficie oculare e causare un offuscamento della visione. Tale difetto scomparirà una volta che il grumo diventerà più piccolo o verrà rimosso. Il calazio non è maligno e non ha alcun potenziale per diventarlo.
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