Carbone, una roccia leggera con un peso minore della roccia comune, di colore nero, e formato da 2 tipologie diverse di sostanze: carbonio, un materiale organico, e altro materiale inorganico tra cui sostanze argillose sali di zolfo. Inoltre, è noto come carbon fossile perchè è usato come combustibile fossile o roccia sedimentaria, estratto da miniere sotterranee oppure prodotto artificialmente. Il carbone viene bruciato, ad esempio, nelle centrali termoelettriche per la produzione di elettricità.
Nelle prossime righe dunque, vedremo insieme nel dettaglio cos’è il carbone, dove viene utilizzato in Italia e tutto quello che occorre sapere in merito. Non solo in campo energetico, ma il carbone può essere utilizzato per tante cose diverse, anche nel caso del carbone vegetale.
Carbone: cos’è
Abbiamo detto che il carbone è composto da carbonio e altro materiale inorganico. Il carbone nasce da cumuli di alberi e altri generi vegetali, dopo un processo chiamato carbonizzazione. La sua formazione ebbe inizio milioni di anni fa, attraverso tre fasi principali:
- Crescita di grandi foreste in zone paludose.
- Sprofondamento del terreno e copertura dello stesso con strati di sedimenti.
- Decomposizione del legno e carbonizzazione.
Ma quali tipologie di carbone esistono? Sono tre diverse, ovvero:
- Ligniti. Si tratta di carbon fossili poco pregiati, definiti “brown coal”. Questi carboni vengono esclusivamente in miniere a cielo aperto e impiegati nelle centrali termoelettriche.
- Carboni duri. In questo caso, parliamo di carbon fossili a tutti gli effetti, chiamati “hard coal”. Le litantraci sono piuttosto comuni e utilizzate nelle centrali termoelettriche sotto forma di combustibile. In sintesi i carboni duri rappresentano un combustibile solido più pregiato.
- Coke. La terza tipologia è costituita da un carbone artificiale, duro e spugnoso. Il Coke è composto di carbonio quasi puro, derivato della lintrice, ed impiegati negli altoforni per la fusione dei minerali di ferro.
Carbone: per cosa si usa
Il carbone è impiegato come materia prima anche per la produzione di carburanti sintetici, ottenuti attraverso un processo definito di liquefazione del carbone, ma anche del gas di città. In questo secondo caso, il processo assume il nome di gassificazione del carbone. A questi diversi utilizzi, si aggiunge anche quello di generare calore in ambiente domestico, quindi per il riscaldamento, e quello alimentare. Ad oggi, il carbone non viene più utilizzato su larga scala perché decisamente inquinante.
In larga parte infatti, il carbone è stato sostituito dal petrolio e dal gas metano. Il carbone però, è utilizzato anche come materia prima nelle centrali termoelettriche per la produzione di calore e negli altiforni. Ma non finisce qui, perché negli impianti di produzione di energia elettrica, il minerale viene anche bruciato per il riscaldamento dell’acqua fino alla sua trasformazione in vapore. Tale vapore, una volta messo sotto pressione, è capace di far girare una turbina collegata ad un generatore.
In questo modo, viene ottenuta energia meccanica, trasformata in un secondo momento in corrente elettrica. I paesi che dispongono di giacimenti importanti sono davvero molto pochi. Tra i principali ricordiamo USA, Russia, Cina, Australia, India, Germania (lignite), Kazakistan, Sudafrica, Indonesia. Inutile sottolineare come alcuni di questi stati, oltre ad essere tra i più grandi “produttori” di carbone, siano anche tra i più grandi consumatori dello stesso.
Tornando all’utilizzo alimentare del carbone, vengono sfruttate le sue proprietà assorbenti nei confronti di liquidi e gas. Una precisazione importante: in cucina, non si parla di carbone fossile ma di carbone vegetale, prodotto in assenza di ossigeno. In questo caso, è usato come supplemento in presenza di aerofagia, diarrea, meteorismo, disturbi intestinali e flatulenza, grazie anche al leggero effetto disinfettante a livello intestinale.
- Leggi anche l’articolo dedicato al carburante
Carbone: dove viene utilizzato in Italia
Se guardiamo all’utilizzo del carbon fossile in campo energetico, nel nostro Paese ne usiamo ancora moltissimo. In Italia, il totale delle centrali è 12, localizzate un po’ ovunque: Puglia, Lazio, Umbria, Sardegna, Veneto, Friuli, Lombardia e Liguria. È opportuno precisare però, che non tutte queste centrali hanno il medesimo proprietario. Otto infatti, sono dell’Enel, due invece di A2A, una di Edipower e una della E.ON.
Ma da dove proviene il combustibile utilizzato da queste centrali, con l’inquinamento che ne consegue? In linea di massima, non dall’Italia. Il nostro Paese infatti, importa via mare circa il 90% del proprio fabbisogno di carbone fossile. Il combustibile fossile capace di alimentare le centrali, proviene dall’Africa, dagli Stati Uniti, dalla Colombia, dall’Indonesia, dal Canada, dalla Cina e dalla Russia. Sostanzialmente, il mondo intero soddisfa la nostra domanda di carbone. Il motivo risiede nel fatto che ad oggi in Italia esiste solamente una miniera di carbone attiva, nel bacino del Sulcis Iglesiente in Sardegna.
Perché è stato accantonato?
Nel corso degli anni, l’utilizzo del carbon fossile è stato sostanzialmente accantonato. Ma quanta dell’energia elettrica che utilizziamo ogni anno in Italia è ancora prodotta dal carbone? È opportuno iniziare dal fatto che l’86% dell’energia utilizzata in Italia viene prodotta internamente. La restante parte (il 14%), è importato invece dall’estero. Di tutta questa energia utilizzata, circa il 13,5% del consumo è soddisfatto proprio grazie alle centrali a carbone. Ma questo processo, all’apparenza marginale, origina quasi 40 milioni di tonnellate di anidride carbonica.
Per comprendere meglio, il quantitativo rappresenta il 40% delle emissioni del nostro sistema elettrico nazionale. Anche proporzionalmente quindi, il combustibile inquina più di quello che effettivamente produce. Le emissioni di CO2 provenienti dalla combustione del carbone sono del 30% superiori a quelle del petrolio e addirittura del 70% superiori a quelle del gas naturale». La pericolosità del carbone inoltre, è ulteriormente aggravata dal fatto che vengono dispersi nell’ambiente anche mercurio, piombo, arsenico, cadmio e altri metalli pesanti».
Carbone: riapertura centrali
Con il “decreto Ucraina” il governo ha previsto alcune novità in campo energetico, a causa dell’inaspettato livello di rischio per il funzionamento regolare del sistema nazionale di gas naturale. Quindi è stato quindi autorizzato, anche solamente a scopo preventivo, l’anticipo di un possibile aumento dell’offerta. In alternativa, anche la riduzione della domanda di gas previste in casi di emergenza. In altre parole, se il conflitto tra Ucraina e Russia dovesse aggravarsi, sarebbe possibile ricorrere ai razionamenti di gas.
Se questo dovesse produrre un’ulteriore crisi, si aprirebbe immediatamente la possibilità di utilizzare altre fonti di approvvigionamento. Ma quali fonti verrebbero utilizzate? Secondo quanto anticipato dal premier Draghi, ci sarebbe una brusca frenata rispetto al processo di decarbonizzazione attualmente in atto in Italia. Proprio il carbon fossile, quindi, potrebbe essere ripristinato. Ma quali sono le centrali in Italia che potrebbero essere riattivate? In Italia le centrali interessate ad oggi sono 7 e più precisamente:
- Monfalcone (Friuli-Venezia Giulia) gestita da A2A.
- La Spezia (Liguria) gestita da Enel.
- Fusina (Veneto) gestita da Enel.
- Brindisi (Puglia) gestita da Enel.
- Fiume Santo (Sardegna) gestita da Enel.
- Portoscuso (Sardegna) gestita da EP Produzione gruppo Eph.
- Torrevaldaliga (Lazio) gestita da Enel.