Cartella esattoriale, anche chiamata cartella di pagamento, di cosa si tratta? Anche solo il nome spaventa molti di noi, proprio perché associata a un evento piuttosto spiacevole. Nello specifico, stiamo parlando di uno strumento e contemporaneo titolo esecutivo riconosciuto. Attraverso la cartella esattoriale, la pubblica amministrazione italiana attiva un procedimento e un ruolo di riscossione coatta di credito, vantato nei confronti del contribuente. La cartella di pagamento viene, naturalmente, anche riconosciuta dalla Agenzia delle Entrate in Italia, in quanto atto amministrativo, uno degli atti giudiziari, con evidenti fini di riscossione.
Attraverso la cartella di pagamento, si attiva il recupero forzato di somme di denaro dovute da un contribuente, a titolo di tributi ma anche di relative somme accessorie. La cartella esattoriale diventa attiva se lo stesso non corrisponde la somma volontariamente, nel termine stabilito dalla legge di 60 giorni dal ricevimento di un avviso tributario, sia bonario che di accertamento. Questa mancanza di pagamento fissa la sussistenza di un debito a suo carico. Naturalmente, vengono precedentemente inviati degli avvisi, attraverso raccomandata market 689, 665, con cui il soggetto viene avvisato di un pagamento non corrisposto a suo carico.
Tenete a mente che il termine di 60 giorni per il pagamento è perentorio, non ci sarà modo di allungarlo o di richiedere un posticipo. Trascorsi i termini temporali stabiliti, l’inerzia da parte del debitore legittimerà il concessionario al recupero forzato delle somme dovute. Non è neppure necessario rivolgersi ad un giudice al fine di accertarne l’esistenza del debito e il suo ammontare, così come normalmente avverrebbe tra due soggetti privati. Dunque fate molta attenzione!
Cartella esattoriale: cos’è?
Proviamo a definire il significato di cartella esattoriale oppure, come indicato in ogni legge della Repubblica Italiana, cartella di pagamento. Abbiamo già accennato che si tratta di un metodo riconosciuto di riscossione coatta, un recupero forzato di somme di denaro e somme accessorie non corrisposte dal soggetto entro il termine dei 60 giorni dalla ricezione di un avviso tributario. Dopo la ricezione di una raccomandata che richiede un pagamento, non riscuotere l’avviso di giacenza o non procedere con il pagamento ci sottopone al rischio di ricevere una cartella esattoriale.
In poche parole, la cartella esattoriale svolge esattamente le stesse funzioni dell’avviso di mora. La cartella esattoriale e la sua notifica, che va compilata in modo conforme al modello approvato con decreto dal Ministero delle finanze. Se la compilazione non avviene nel modo corretto, la pena è di nullità della cartella esattoriale. In questo modo, rappresenta a tutti gli effetti il titolo in forza del quale si rende fin da subito esecutivo il processo di recupero del credito nei confronti del debitore. Tutto questo può avvenire solo se di è lasciato decorrere il termine di adempimento indicato nella stessa cartella di pagamento, di solito entro i 60 giorni dall’invio.
Linee guida importanti
Un’altra informazione estremamente importante da tenere a mente è che le ricevute del pagamento della cartella esattoriale devono essere conservate per almeno 10 anni. Questo perchè esiste la probabilità che vengano richieste le ricevute anche a distanza di tempo, non essere in possesso della conferma di avvenuto pagamento del debito può esporvi al rischio di dover pagare una seconda volta. Ad emettere la cartella e procedere al recupero dei tributi, con tassa o sanzione, è l’agente di riscossione incaricato, Equitalia sul territorio nazionale. Per questo motivo, tale soggetto o esercente utilizzerà tutti gli strumenti utili per colpire il patrimonio del contribuente fino alla completa estinzione del debito.
Gli strumenti usati generalmente sono il fermo amministrativo, il pignoramento dei beni, il sequestro ma anche l’ipoteca della casa. L’agente della riscossione o il concessionario agisce sempre dopo aver ricevuta una segnalazione da parte dell’ente creditore. Quest’ultimo, in seguito ad un controllo o accertamento, deve aver rilevato l’inadempimento di un debitore a cui verrà richiesto il pagamento coatto.
Cartella esattoriale: Numeri identificativi
Ogni cartella esattoriale è dotata di codice identificativo. Si chiamano, in questo caso, codici tributo e identificano, dunque, la natura della cartella di pagamento. Essendo molti e con diverse descrizioni, possiamo rimandarvi alla sezione dedicata del sito web ufficiale dell’INPS. Si tratta di una sezione nella quale sono elencati tutti i possibili codici identificativi delle cartelle esattoriali. In questo modo è possibile farsi subito un’idea del contenuto e del motivo per il quale abbiamo ricevuto questo avviso. CLICCA QUI per consultare l’elenco e identificare la tua cartella esattoriale.
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Cartella esattoriale prescrizione
Prescrizione di una cartella esattoriale, che cosa si intende con questo termine? Quando sentiamo parlare di prescrizione di una cartella esattoriale, significa che la cartella può considerarsi a tutti gli effetti scaduta. Facciamo attenzione però a non confondere i tuoi termini, la scadenza effettiva di una cartella esattoriale è differente. Nel caso di scadenza infatti, significa che l’esattore ha notificato l’ultima cartella da almeno 1 anno e intende eseguire una esecuzione forzata.
Dopo una prescrizione, non è più possibile subire nessun tipo di strumento o azione coercitiva, come nel caso di un sequestro piuttosto che di ipoteca o pignoramento. Ogni tipo di sollecito, così come i preavvisi di fermo o di ipoteca, gli atti dell’esecuzione forzata ricevuti dopo il compimento della prescrizione sono considerati nulli. Di conseguenza possono essere impugnati davanti al giudice. Di conseguenza, dopo essere stata prescritta, la cartella esattoriale perde del tutto la sua efficacia di “titolo esecutivo” e non può più essere portata all’incasso.
Dal punto di vista pratico, una volta dichiarata e riconosciuta la prescrizione della cartella esattoriale, il contribuente non è più tenuto a pagare le somme e non può più subire conseguenze esecutive. Fate molta attenzione però perchè se, per errore, dovesse versarle in ugual modo all’Esattore senza rendersi conto della prescrizione, non potrebbe più chiedere la restituzione della somma.
Termine di prescrizione
La questione relativa alla prescrizione delle cartelle esattoriali ha raggiunto una regolamentazione definitiva successivamente alla sentenza della Cassazione a Sezioni Unite del Novembre 2016. Secondo la sentenza della Corte, non esiste un unico termine di prescrizione per tutte le cartelle di pagamento. Dunque non è corretto dire che tutte le cartelle si prescrivono in 10 anni e neppure che si prescrivono in 5.
Invece è giusto dire che il termine di prescrizione dipende dal tipo di tributo o di sanzione richiesto al contribuente con la cartella stessa. I termini di prescrizione sono diversi, li possiamo conoscere attraverso un apposito foglio o documento compreso nella cartella stessa. Per esempio, il termine di prescrizione di una cartella relativa al bollo auto è di soli 3 anni mentre il termine per una cartella su un’imposta catastale è di ben 10 anni.
Nonostante i termini di prescrizione però, non è così semplice cancellare una cartella esattoriale dagli elenchi presenti nei computer dell’Agente della Riscossione. Non a caso, è spesso richiesto l’intervento di un giudice per completare per davvero la prescrizione. Questo però non incide affatto sul decorso, non saremo comunque più tenuti a pagare nonostante l’invio di richiami e notifiche dopo la prescrizione.
Cartella esattoriale Equitalia
La cartella esattoriale Equitalia, che prende oggi il nome di Agenzia delle Entrate-Riscossione, fa riferimento alla cartella di pagamento inviata su carico degli enti creditori per recuperare le somme dovute da parte dei cittadini. La vecchia società chiamata Equitalia nasce nel 2003 a totale controllo pubblico. Il suo obiettivo è sempre stato quello di riscossione dopo aver del tutto sostituito i vari enti e soggetti privati che fino al 1990 si occupavano di riscuotere denaro e di pignoramenti. Nella cartella che viene inviata dall’Agenzie delle Entrate-Riscossione è naturalmente indicato l’importo totale da saldare a carico del debitorie e anche la natura gli enti che ne hanno fatto richiesta.
Nella cartella di pagamento Equitalia troviamo il dettaglio degli importi a debito. Ma anche l’aggio e le spese di notifica che spettano all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. L’aggio, nel dettaglio, corrisponde alla remunerazione che l’Agente della riscossione percepisce per la sua attività di riscossione. Una parte della somma che dobbiamo versare andrà infatti direttamente a pagare il servizio offerto da Equitalia.
In realtà, l’aggio a partire dal decreto del 2016 è stato sostituito dagli oneri di riscossione. Questi oneri sono da versare per il funzionamento del servizio nazionale di riscossione, con una ulteriore riduzione dei costi per il cittadino. Infatti, in caso di pagamento effettuato entro 60 giorni dalla notifica della cartella, gli oneri di riscossione sono pari al 3% delle somme riscosse, con un risparmio, quindi, dell’1,65% rispetto al passato. Dopo aver trascorso questi 60 giorni dalla notifica, il valore degli oneri aumenta e raggiunge il 6% a carico del debitore.
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Scadenza del termine di pagamento
Sul sito dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, abbiamo la possibilità di trovare differenti fac-simile di cartelle di pagamento anche a seconda dei diversi decreti. Nel momento in cui non rispettate i termini di pagamento, di conseguenza è importante aggiornare anche l’importo. Insieme alla cartella esattoriale, riceverete anche un bollettino Rav piuttosto che un modulo pagoPA allegato alla cartella da pagare. All’importo originariamente dovuto all’ente verso cui siamo debitori, si aggiungeranno anche gli interessi di mora.
Non solo, dovremo considerare anche eventuali somme aggiuntive per crediti di natura previdenziale calcolati sul solo tributo, previsti dalla legge e versati interamente agli enti creditori. Per questo ricordiamo ai lettori l’importanza di rispettare tali termini, evitate così di incorrere in aumenti vertiginosi della somma. Anche se il 6% potrebbe sembrare poco per alcuni, ricordiamo che si tratta di una percentuale calcolata sul totale. Più alto il totale dell’importo da pagare, maggiore sarà l’onere. Non solo, tali interessi si applicano giornalmente sulle somme richieste, a partire dalla data della notifica e fino alla data del pagamento. Dunque più giorni lasciamo trascorrere tra la data di notifica e il momento del pagamento, più aumenterà la cifra da versare ad Equitalia e anche all’ente esattore.
Opposizione a cartella esattoriale
Passiamo ora a parlare di opposizione alla cartella esattoriale, cioè relativa a tutti quei casi in cui non riteniamo di dover pagare l’importo richiesto perché qualcosa non ci torna. I casi e le motivazioni potrebbero essere diversi. Dal calcolo degli interessi fino alla mancanza della motivazione, dalla mancata notifica del precedente avviso di pagamento ma anche la quantificazione delle somme da versare all’agente della riscossione.
Naturalmente, si tratta di un procedimento lungo perché dobbiamo anche fare riferimento a un giudice competente ma, in alcuni casi, può valerne davvero la pena. Non è questo il caso di cartelle esattoriali con importi poco significativi, perché dobbiamo anche richiedere l’intervento di un avvocato. Se decidiamo di ricorrere all’opposizione all’esecuzione della cartella esattoriale, mettiamo in discussione il diritto dell’esattore a procedere all’esecuzione forzata e alla riscossione della somma richiesta. Quindi è necessaria riconoscere la legittimità della cartella, gli opponenti possono allo stesso modo contestare la possibilità di pignorare i beni oggetto dell’esecuzione.
Nel momento in cui decidiamo di richiedere l’opposizione per cartelle relative a sanzioni amministrative così come sanzioni associate a contravvenzioni stradali, dobbiamo fare riferimento al giudice di pace oppure al tribunale ordinario, nella sezione lavoro però. Questo procedimento fa però riferimento a cartelle esattoriali nelle quali non è ancora stata impugnata una esecuzione forzata.
D’altra parte, se invece impugniamo una opposizione dopo l’avvio dell’esecuzione forzata, dobbiamo fare riferimento al tribunale ordinario sezione esecuzioni forzate. L’opposizione, vista la complessità dei processi necessari, è la cosa migliore da fare nel caso di somme ingenti. Nel caso di richieste di denaro poco significative, il rischio è quello di spendere di più per la prestazione di un avvocato. A voi la scelta!
Motivi di opposizione
L’opposizione può riguardare quindi due situazioni specifiche:
- La assenza in origine del diritto del creditore di procedere a esecuzione. Per esempio, quando è intervenuta la decadenza del diritto alla riscossione per una notifica arrivata in ritardo della cartella, rispetto alla data di iscrizione a ruolo del credito.
- Manca sopravvenuta di diritto del creditore alla riscossione, ad esempio la prescrizione del diritto di credito per inattività.
Naturalmente i decreti degli ultimi anni hanno anche cercato di tutelare gli esattori e di rendere meno semplice l’opposizione, in alcuni casi. A partire da un decreto di Ottobre 2018, l’impugnazione delle cartelle di pagamento non può fondarsi soltanto sulla omessa o tardiva notificazione da parte dell’Ente territoriale. Dunque non è sufficiente che il verbale di accertamento e di notifica della eventuale sanzione sia consegnato in ritardo, ma occorrono ulteriori mancanze relative alla cartella. Dunque le motivazioni alla base dell’opposizione devono essere differenti per poter proseguire con questo procedimento.
Sgravio cartella esattoriale
Lo sgravio della cartella esattoriale, cosa intendiamo? Lo sgravio della cartella di pagamento potrebbe sembrare simile all’opposizione, ma non lo è. Si tratta infatti della richiesta che il debitore inoltra all’ufficio dell’ente creditore, il cosiddetto impositore che ha formato il ruolo della cartella esattoriale. Lo sgravio è necessario quando riteniamo infondato l’addebito riportato nella cartella esattoriale stessa. Il soggetto, in questo modo, decide di inviare all’agente della riscossione stesso un provvedimento. Attraverso tutto questo, annulla in tutto o in parte l’ordine di incasso contenuto nella cartella esattoriale, perché non sono più dovute, in tutto o solo in parte, le somme richieste. Bisogna sempre richiedere l’intervento e l’azione di un giudice naturalmente, a seconda del caso.
Motivi di sgravio
Esistono vari tipi di sgravio della cartella esattoriale, vediamoli insieme:
- Lo sgravio della cartella esattoriale in caso di autotutela. In seguito alla formale richiesta scritta del debitore e, in alcuni casi, anche senza presentare alcuna istanza, per esempio in presenza di palesi errori. In questo caso, l’ufficio dell’ente creditore può direttamente riconoscere l’errore in cui è incorso. A questo punto può operare direttamente lo sgravio, sia totale che parziale, della cartella esattoriale e inviare il relativo provvedimento di sgravio della cartella esattoriale all’agente della riscossione. In questo caso, il procedimento è più semplice da eseguire.
- Lo sgravio della cartella esattoriale può avvenire anche a seguito della decisione della Commissione Tributaria, non direttamente dal soggetto. Quando il contribuente, a seguito del ricordo alla Commissione Tributaria, vince il ricorso ha diritto ad ottenere lo sgravio della cartella esattoriale entro i 90 giorni dalla notifica della decisione. Nell’eventualità in cui le somme oggetto del ricorso siano state pagate dal contribuente in attesa della decisione, l’ufficio dell’ente creditore deve inviare all’agente della riscossione l’ordine di rimborso. Infatti, al Contribuente devono essere restituite le somme riconosciute e non dovute da parte dell’agente della riscossione.
- Ultimo caso di sgravio è quello a seguito di una sentenza favorevole del Giudice di Pace o del Giudice Ordinario. La stessa procedura e gli stessi diritti descritti per le decisioni espresse dalla Commissione Tributaria valgono per le sentenze favorevoli pronunciate dai Giudici di Pace e dai Giudici Ordinari. Dunque, anche in questo caso, il soggetto ha diritto a un rimborso se aveva già provveduto al pagamento oppure di una invalidazione della cartella esattoriale.
Ricorso cartella esattoriale
Passiamo ora a parlare del ricorso contro la cartella esattoriale. Non spaventatevi ma non si tratta di un procedimento breve, in alcuni casi rimane comunque motivato e necessario. Un ricorso contro una cartella di pagamento diventa necessario quando, per esempio, una cartella non è mai stata notificata e quindi è necessario sollevare un ricorso. In questo modo possiamo costringere l’Agente di riscossione a provare di aver inviato la notifica, altrimenti la pretesa di denaro sarebbe annullata. Altro motivo alla base del ricorso potrebbe essere quello di aver superato la prescrizione della cartella, anche in questo caso si fa ricorso in circostanza in giudizio.
Importante è anche sapere che i procedimenti hanno subito delle modifiche nell’ultimo periodo. Infatti, il ricorso tradizionale non è più sufficiente. Non è abbastanza capire dove la cartella è sbagliata e per quale motivo, adesso bisogna anche saper lavorare al computer ed in rete per fare un ricorso. Solo in questo modo, il ricorso contro la cartella esattoriale può essere accettato dal sistema per poi essere del tutto accolto dai giudici. Questo perché la prima “decisione” spetta al sistema informatico, che a differenza di un giudice, funziona con degli algoritmi e non può essere influenzato.
O facciamo come dice lui oppure la nostra richiesta di ricorso verrà non accettata. In seguito, dobbiamo proseguire con un procedimento precido a cui bisogna adeguarsi. Dopo questa prima fase di analisi e valutazione online, dobbiamo inviare il nostro materiale e attendere il riscontro anche da parte del giudice. Solo alla fine di questo percorso, abbiamo la possibilità di presentare il nostro ricorso all’Agenzia delle Entrate piuttosto che all’ente che ha richiesto il pagamento. Affidarsi a chi conosce molto bene la materia è molto importante!
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