E’ una particolare tipologia di prestito personale più facile da ottenere, rispetto agli altri tipi di prestito personale. Il motivo principale è che il rimborso non viene effettuato da chi lo contrae, ma viene ottenuta detraendo l’importo (la rata mensile prevista dal piano di ammortamento) direttamente dalla busta paga (o dalla pensione). Per questo motivo il prestito può essere richiesto solo da persone con busta paga (ovvero dipendenti e pensionati).
Il nome deriva dal fatto che, per legge, l’importo massimo della rata di rimborso del prestito non può superare un quinto (ovvero il 20%) dello stipendio mensile netto continuativo.
Dal punto di vista giuridico si configura quindi come un prestito con delegazione di pagamento (anticipiamo che ne esiste anche un secondo tipo chiamato doppio quinto). Le rate infatti vengono pagate da dall’azienda per cui lavora (o dall’ente che eroga la pensione), che giuridicamente è un soggetto “delegato” a pagare per conto di chi contrae il prestito.
Tale forma di prestito, erogata a lavoratori con almeno 4 anni di servizio e a pensionati, dopo la valutazione di un medico.
Il vantaggio per le banche sta nel fatto che le rate vengono trattenute direttamente dalla mensilità di stipendio o dalla mensilità di pensione, evitando in tal modo insoluti e/o protesti.
Per questa ragione queste forme di finanziamento possono essere l’unica chance di ottenere un prestito per chi non può offrire sufficienti garanzie alle banche / finanziarie. Ad esempio chi è iscritto nell’elenco dei protestati.
Durata minima e massima
La durata massima è di 120 mesi (10 anni) e solitamente la minima è di 24 mesi. Qualora il lavoratore sia a tempo determinato (o vicino alla pensione) la durata massima del prestito non può superare la durata del rapporto di lavoro. Fanno eccezione i dipendenti ministeriali, che possono scegliere se estinguere il debito o traslarlo sulla pensione.
Poiché possono accedere anche i pensionati (con la cessione del quinto della pensione), si è imposto un vincolo sull’età massima: il prestito personale non deve termine oltre il 90° anno di età.
Quali importi massimi si possono richiedere per il prestito con cessione del quinto?
La cessione del quinto non ha un limite massimo fisso di richiesta della cifra. Questa varia a seconda dello stipendio (o pensione) percepito e della durata del prestito.
Per fissare le idee su uno stipendio netto di 1200€ mensili, fissando per il prestito la durata massima di 10 anni, si può ottenere una rata massima di 240€. Se gli interessi fossero nulli vorrebbe dire che il massimo richiedibile sarebbe di circa 28 mila euro.
Assicurazione
Al momento della stipula del prestito con la società finanziaria, è obbligatorio per il contraente stipulare un’assicurazione sui rischi vita ed impiego. In caso di perdita del lavoro l’assicurazione interviene, ma ha tuttavia diritto di rivalsa nei confronti del debitore nei limiti del TFR (trattamento di fine rapporto) maturato fino a quel momento.
Torneremo in seguito sul ruolo del TFR in questa tipologia di prestiti.
Chi può richiedere il prestito
Secondo il D.P.R. 5 gennaio 1950 n. 180 (aggiornato dalla legge 14 maggio 2005 n. 80), questa tipologia di prestito personale può essere richiesto da tutte le categorie di lavoratori dipendenti (statali, para-statali e dipendenti di aziende private) e anche dai pensionati di qualsiasi tipo di ente previdenziale.
Per quanto riguarda i dipendenti delle aziende private, le banche e gli enti finanziari potrebbero richiedere altre garanzie, soprattutto se si tratta di aziende piccole (che potrebbero fallire).
Più precisamente l’affidabilità delle aziende viene valutata per il capitale sociale, il numero dei dipendenti e se in passato sono state autorizzate altre cessioni ai dipendenti. Quest’ultima verifica serve per vedere se tale azienda paga in modo puntuale. Può infatti succedere che aziende valutate inizialmente in modo positivo, poi perdano la possibilità di concedere ai dipendente la trattenuta. Detto in altri termini il rischio di insolvenza non viene valutato solo per i privati, bensì anche per le aziende.
A tal proposito si veda l’articolo sul CRIF.
Importanza del TFR per saldare il debito
Nel caso dei dipendenti privati, come ulteriore garanzia, viene introdotto anche il TFR (trattamento di fine rapporto) maturato dal lavoratore nel corso della sua storia lavorativa.
In questo caso il TFR funge quindi da deposito di emergenza per gli enti creditizi: nel caso in cui il lavoratore perda il proprio impiego: non potendo più prelevare dallo stipendio, la società finanziaria può recuperare parzialmente o totalmente il debito rimasto da saldare direttamente dalla somma nota un tempo come “liquidazione”.
E se il TFR non c’è? Cessione del quinto No Tfr
Quando il lavoratore con contratto a tempo indeterminato è stato appena assunto, oppure il dipendente ha già utilizzato la somma accumulata nel TFR, cessa la funzione di garanzia di questo tesoretto.
Per venire incontro ai clienti con queste esigenze, la legge che regola il sistema creditizio italiano ha previsto una serie di prestiti denominati Cessione No TFR (o cessione quinto dello stipendio no TFR). Si tratta ovviamente di un prestito che, in sede di istruttoria, non avendo le stesse garanzie del prodotto da cui deriva, avrà un accesso molto più limitato al credito, con una drastica riduzione dell’importo che si può richiedere.
Requisiti per la cessione del quinto
Sia nel caso in cui sia presente il TFR, sia nei casi di cessione no TFR, la persona che richiede il finanziamento deve possedere i seguenti requisiti:
- dipendente a tempo indeterminato
- impiegato in aziende con più di 16 dipendenti (questo requisito è necessario perchè aziende di questo tipo hanno maggiori restrizioni in caso di licenziamento)
- limite di età pari a 60 anni per uomini e 55 per le donne, da considerarsi raggiungi al termine del contratto di finanziamento
- in caso di datore di lavoro indicato come azienda, questa deve possedere necessariamente forma giuridica come società di capitali (Spa, Srls, Sapa).
- Anzianità di servizio di almeno 3 mesi (o, in altri casi, 6 mesi)
Chi eroga il prestito
Non tutte le banche e le finanziarie possono erogare questa tipologia di prestiti.
L’articolo 15 del DPR 180/1950 indica i soggetti autorizzati ad erogare il prestito:
«Sono ammessi a concedere prestiti agli impiegati e salariati dello Stato ed ai personali di cui agli articoli 9 e 10, verso cessione di quote di stipendio o salario, soltanto gli istituti di credito e di previdenza costituiti fra impiegati e salariati delle pubbliche amministrazioni, l’Istituto nazionale delle assicurazioni, le società di assicurazione legalmente esercenti, gli istituti e le società esercenti il credito escluse quelle costituite in nome collettivo e in accomandita semplice, le casse di risparmio ed i monti di credito su pegno.»
Per avere informazioni dettagliate sui vari enti che possono erogare il prestito vi inviamo a leggere il suddetto DPR negli articoli dedicati a partire dal 15.
Tipologie di cessione del quinto
Le cessioni del quinto avvengono sotto due diverse forme: la cessione diretta e la cessione garantita. In entrambi i casi si parla formalmente di “Prestito Pluriennale”.
Cessione diretta
Nel primo caso è richiesta la documentazione preventiva della spesa da sostenere e una valida motivazione, rientrante in un’ampia gamma di casistiche già contrattualmente previste, da inserire nella domanda effettuata. Il tasso effettivo di tale tipo di cessione è inferiore al 5% su base annua ed è erogato direttamente dall’Ente previdenziale.
Cessione garantita
Nel secondo caso non è invece richiesta alcuna documentazione preventiva di spesa poiché chi eroga il prestito è una società finanziaria accreditata esterna che si fa garante per l’Ente di previdenza rispetto ad una serie di rischi particolari.
Quali documenti servono?
In ambedue i casi servono:
- una fotocopia del documento di identità
- del codice fiscale
- di almeno una busta paga (nel caso di un dipendente)
- di cedolino della pensione (nel caso di un pensionato)
da allegare alla documentazione che può essere presentata oltre che in una sede dell’Ente anche presso Banche o altre Società finanziarie accreditate.
Vedi anche: Prestiti senza busta paga e garante
Chi può richiedere la cessione del quinto Inpdap a condizioni privilegiate?
La cessione del quinto a condizioni privilegiate può essere richiesto da tutti i dipendenti statali, di pubbliche amministrazioni, enti statali, dipendenti parastatali e pensionati Inpdap purché abbiano un età compresa tra i 18 e i 65 anni e siano in possesso di cittadinanza italiana.
Dipendenti pubblici: Ipdap e Inps
Per ciò che riguarda i prestiti, inoltre, i dipendenti pubblici adesso gestiti dall’Inps, che a suo tempo avrebbero potuto chiedere tali prestazioni a condizioni più vantaggiose all’Inpdap, possono ancora chiedere dei prestiti a condizioni agevolate in quanto dipendenti ex Inpdap.
Solitamente viene richiesto che siano regolarizzati con un contratto a tempo indeterminato, ma non è sempre così, in quanto è possibile richiedere questo tipo di prestito anche da dipendenti a tempo determinato, purché la durata delle rate non superi i tempi del contratto lavorativo.
Cos’è l’Inpdap?
Per diversi anni, a partire dalla prima metà degli anni ’90, l’Inpdap è stato un Ente pubblico che si è occupato della previdenza e dell’assistenza dei dipendenti statali, incassando i loro contributi previdenziali ed assistenziali ed erogando inoltre a suo tempo pensioni, prestazioni di vario tipo e prestiti.
Con il cosiddetto decreto legge “Salva Italia” del 2011 le funzioni dell’Inpdap sono state fatte confluire nell’Inps, per cui i dipendenti pubblici incassano le loro pensioni e prestazioni sociali direttamente dall’Inps.
Chiedere un prestito con una rata maggiore del quinto dello stipendio
Per i soggetti Inpdap, quindi i dipendenti e pensionati delle pubbliche amministrazioni, enti statali e parapubblici, è possibile chiedere una trattenuta fino al 50% della mensilità della pensione.
Dopo aver avuto l’approvazione dalla propria amministrazione, i dipendenti e pensionati Inpdap possono richiedere le seguenti forme di prestito:
- Cessione quinto: rata fissa trattenuta automaticamente dallo stipendio o pensione pari a un quinto della cifra percepita;
- Prestito con delega o doppio quinto: rata fissa trattenuta in automatico sullo stipendio pari a due quinti della cifra percepita;
è possibile richiedere il prestito delega (delegazione di pagamento) con trattenuta sulla propria busta paga con una cifra pari al 50% del totale, che è il massimo che si può raggiungere con qualsiasi tipo di prestito personale.
Cosa fare se non è possibile fare la cessione del quinto?
La prima soluzione è chiedere un prestito delega, in questo caso, il cliente, se lavora, può chiedere al proprio titolare un anticipo che va dal 20% al 40%, cosa che con la cessione del quinto non può essere fatta poiché si limita al solo 20% della mensilità.
La seconda opzione è il prestito cambializzato, sottoscrivendo delle cambiali, si tratta di una soluzione che permette ai cattivi pagatori di richiedere vari prestiti senza problemi anche se non si dispone di busta paga.
Vedi anche: Prestiti cambializzati: cosa sono, vantaggi e svantaggi
Vedi anche: Prestito chirografario: quali sono, quanto ottenere e tasso di interesse
E se si è cattivi pagatori o protestati?
Cattivo pagatore o protestato sono i termini che si usano per indicare tutti coloro che ricevono segnalazioni da parte di istituti di credito da cui hanno ottenuto precedentemente prestiti o mutui, per non aver pagato rate del finanziamento richiesto. Tali dati vengono registrati da un ente chiamato CRIF che mantiene queste informazioni per alcuni anni.
Queste persone hanno ovviamente più difficoltà a richiedere un prestito o un mutuo rispetto ad altri clienti che hanno sempre pagato con regolarità.
Se non si dispone di una busta paga un’alternativa è la richiesta di cancellazione della protesta dalla banca dati CRIF, in questo modo il cattivo pagatore verrà rimosso entro dodici mesi dall’archivio. Tuttavia in mancanza di una storia creditizia gli istituti di credito potrebbero chiedere garanzie.