Iniziamo con il dire che ad ogni tributo corrisponde un relativo codice, più semplicemente un numero che individua il “motivo” per il quale stiamo effettuando quel determinato pagamento. I codici relativi ai tributi sono molti, anche se alla fine quelli più spesso utilizzato non sono moltissimi.
Oggi prendiamo in esame il codice tributo 1040, utilizzato per effettuare il versamento all’Agenzia delle Entrate relativo alle ritenute d’acconto IRPEF.
Codice tributo 1040: a quale tributo è relativo e chi lo deve utilizzare
Il codice tributo 1040 è relativo alle ritenute d’acconto IRPEF che si devono versare dal sostituto d’imposta per prestazioni svolte da collaboratori (esterni).
Il codice tributo 1040 lo deve utilizzare per il versamento colui che commissiona una prestazione ad un collaboratore occasionale non dipendente. Si tratta della tassazione relativa alla ritenuta d’acconto IRPEF per il compenso pagato per quella prestazione. Tale prestazione può essere da lavoro autonomo di qualsiasi genere, compresi i casi in cui si debba pagare un soggetto per l’esercizio di arti e professioni.
Fino ad alcuni anni fa si utilizzava il codice tributo 1038 per i professionisti; questo codice è oggi stato assimilato al 1040, visto che gli importi sono identici in qualsiasi situazione.
Si effettuerà il versamento con un modello F24 il giorno sedici del mese successivo a quello del pagamento.
Codice tributo 1040: quando e come?
Questo codice tributo oggi si utilizza in molteplici situazioni. Un tempo era il lavoratore che versava parte del compenso ottenuto a titolo di ritenuta d’acconto. Oggi invece è il committente che svolge l’attività di sostituto d’imposta. In pratica dopo aver ricevuto la fattura per la prestazione da parte del singolo lavoratore o professionista, versa una quota di tale fattura all’Erario, tramite il modello F24. La restante quota la versa al lavoratore.
Questo tipo di imposta era un tempo sottoposta a un tetto massimo: non era possibile ricevere cifre superiori ai 5.000 euro per attività che richiedevano il versamento della ritenuta d’acconto.
Da alcuni anni le cose funzionano in modo assai diverso. L’accorpamento del lavoro da parte di professionisti e artigiani all’interno di questo tipo di fiscalità ha abbattuto la necessità di fissare un tetto massimo.
La ritenuta d’acconto va pagata entro il 16 del mese successivo a quello di ricezione della fattura da parte del lavoratore.
A quanto ammonta la ritenuta d’acconto
La ritenuta d’acconto è pari al 20% del compenso totale. Il calcolo è facile, in quanto si deve considerare il totale espresso dalla fattura ricevuta. Il 20% del totale sarà versato come ritenuta d’acconto.
Si deve pagare la ritenuta d’acconto su lavoro autonomo di qualsiasi genere. Ad esempio per il compenso degli amministratori di condominio, alle agenzie di mediazione, al professionista contattato per un progetto o lavori che riguardano l’esercizio della sua professione.
Nel caso in cui chi riceve il pagamento non risieda nel luogo in cui ha svolto il lavoro, la ritenuta sale al 30% del totale. In questi casi non si tratta di un acconto, ma del saldo complessivo della tassazione dovuta all’erario. Si utilizza comunque il codice tributo 1040.
Codici tributo simili: le ritenute
L’Agenzia delle Entrate ci indica una lunga serie di ritenute, il cui codice tributo comincia sempre con la cifra 10, seguita da due cifre a partire da 01.
Il codice tributo 1001 si usa per le ritenute su retribuzioni pensioni trasferte mensilità aggiuntive e relativo conguaglio.
Il codice 1002 è necessario per il pagamento di ritenute su emolumenti arretrati; e così via fino al codice 1065 necessario per la Ritenuta del 5%, operata dai sostituti d’imposta sulle rendite avs e llp.
Sono poi disponibili sul sito dell’Agenzia delle entrate tutti i codici tributo necessari per il pagamento di altre tipologie di ritenuta.
Chi deve pagare la ritenuta IRPEF
Come abbiamo detto devono saldare la ritenuta IRPEF tutti coloro che si trovano a dover ricevere denaro per il lavoro autonomo svolto; o nella maggior parte dei casi coloro che tale lavoro lo devono pagare. Costoro quindi si costituiscono come sostituti di imposta e saldano l’IRPEF per i fornitori che hanno offerto loro qualsiasi genere di attività lavorativa.
Si paga la ritenuta d’acconto anche nel caso in cui il lavoratore autonomo presti il suo aiuto solo a titolo occasionale, o nel caso in cui sia privo di Partita IVA.
La ritenuta IRPEF viene pagata anche dai lavoratori dipendenti; tale tributo però viene sottratto direttamente dalla busta paga, quindi non è necessario effettuare versamenti ulteriori o compilare un modello F24 apposito.
Il codice tributo 1040 condominio
Si trovano a dover indicare tale codice tributo sul modulo F24 anche coloro che devono pagare dei compensi agli amministratori condominiali. Anche in questo caso la ritenuta è pari al 20% del compenso.
Il codice tributo 1040 si utilizza anche sui redditi derivanti dall’utilizzo di brevetti industriali, opere d’ingegno e proventi similari. Ma anche per i compensi per levata protesti ottenuti dai segretari comunali.
Il codice tributo 1040 e il modello F24
Per saldare la ritenuta a titolo d’acconto o a titolo di imposta si utilizza comunque il modello F24. Come abbiamo detto, non è il contribuente che percepisce il pagamento per il quale è necessario saldare la ritenuta che andrà a compilare il modello F24, quanto il cliente che dovrà pagare tale contribuente, che a nome di questi effettua il versamento.
Il codice tributo 1040 si utilizza per pagare un tributo allo Stato, quindi dovrà essere inserito nel modello F24 nella casella Erario.
Importo e periodo di riferimento
L’importo è pari alla cifra totale da versare, che dovrà essere riferito al mese in cui il contribuente ha percepito il pagamento, di uno specifico anno. In particolare conviene ricordare che la ritenuta IRPEF deve essere saldata entro il 16 del mese successivo alla percezione del reddito, o al pagamento dello stesso. Quindi l’anno da indicare è sempre quello in corso, mentre alla voce mese si dovrà inserire, con un codice a due cifre, il mese precedente a quello incorso. Non è possibile rateizzare la ritenuta IRPEF.
Codice tributo 1040 ravvedimento
Il codice tributo 1040 si utilizza anche per il versamento della ritenuta IRPEF in caso di ravvedimento. In sostanza il sostituto d’imposta che si trova a dover ancora saldare delle ritenute pregresse per il lavoro di un consulente o di un lavoratore occasionale che sono già stati saldati da un certo tempo, non avendo rispettato il pagamento della ritenuta entro il giorno 16 del mese successivo alla fatturazione della prestazione lavorativa.
Per effettuare il ravvedimento è sufficiente indicare nella tabella erario il codice tributo 1040, con i corretti mese e anno di riferimento. La cifra da pagare dovrà essere maggiorata di una percentuale, corrispondente agli interessi dovuti a causa del ritardo nel pagamento dell’imposta.
Tale percentuale dipende dal numero di giorni di ritardo, a partire da un minimo dello 0,1% da pagare per ogni giorno di ritardo inferiore ai 14 giorni. Con il trascorrere del tempo tali interessi aumentano, come da vigenti leggi.
Il versamento in eccesso
Cosa avviene se un’azienda o un cliente si trova a saldare la ritenuta IRPEF in eccesso? In questi casi è necessario utilizzare il codice tributo 6782, che deve essere utilizzato proprio nel caso in cui il contribuente si sia trovato a saldare una cifra eccessiva per la ritenuta IRPEF da lavoro autonomo di un fornitore.
In questo caso la compilazione deve seguire indicando l’anno in cui il pagamento in eccesso è stato effettuato, omettendo il mese. L’importo in eccedenza, che è quindi da recuperare, andrà indicato nella casella “importi a credito compensati”, che andranno sottratti da eventuali importi a debito versati.