La cedolare secca è una forma di tassazione alternativa sui redditi che derivano dalla locazione degli immobili. Si tratta sostanzialmente di un regime di tassazione spesso molto più vantaggioso di quello ordinario ai fini IRPEF, che è accompagnato anche alla possibilità di non versare imposte di registro e di bollo in sede di registrazione e di rinnovo del contratto.
Codice tributo 1841: quali alternative?
Nel nostro approfondimento odierno ci siamo occupati del codice tributo 1841, un codice tributo che è relativo al versamento della seconda rata d’acconto, o per l’acconto in un’unica soluzione, sulla cedolare secca. È inoltre possibile, sempre in ambito di cedolare secca, utilizzare il codice tributo 1840, che è valido per la prima rata di acconto (da utilizzarsi entro il 6 luglio), e 1842, da indicare invece per il saldo.
Come applicare la cedolare secca
La cedolare secca può essere applicata a tutti i fabbricati a destinazione abitativa, ovvero a tutti quei fabbricati che sono iscritti al catasto urbano con le categorie da A/1 a A/11, con la sola eccezione degli immobili che hanno la categoria catastale A/10, riservata a uffici e studi professionali, con relative pertinenze.
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L’opzione verso la cedolare secca di cui al codice tributo 1841 può essere utilizzata solamente dalle persone fisiche private, e non deve pertanto riguardare le imprese, i professionisti, le società e gli altri enti. Sostanzialmente, la cedolare secca andrà dunque a sostituire le imposte che il contribuente avrebbe pagato come titolare di redditi da locazione di fabbricati, in sede IRPEF.
Per poter disporre di tale agevolazione, è necessario dare comunicazione all’inquilino di tale scelta, attraverso raccomandata, nella quale si esprime rinuncia ad ogni aggiornamento del canone (ivi compreso l’aumento ISTAT che invece viene applicato su base annua, al fine di adeguare l’importo del canon d’affitto all’andamento dei prezzi).
Si tenga inoltre conto che l’opzione della cedolare secca è valida per tutta la durata del contratto di locazione, fatta salva la facoltà del locatore di poterla revocare ad ogni annualità.
Cedolare secca, tutti i vantaggi
Ma quali sono i vantaggi derivanti dall’utilizzo della cedolare secca? Principalmente, la tassazione prevede l’applicazione di un’aliquota secca del 10% per i contratti di locazione a canone concordato, e del 21% per tutti gli altri casi. L’imposta è dovuta sul 100% del canone annuale.
Il risparmio rispetto a quanto si pagherebbe con la tassazione ordinaria è evidente. Non aderendo al regime della cedolare secca, infatti, si dovrebbe pagare l’aliquota IRPEF sul reddito complessivo, formato anche dal reddito dalle locazioni (sul 95% del canone percepito).
Ricordiamo infine che la cedolare secca non sostituisce solamente la quota IRPEF che si pagherebbe sul canone percepito, ma anche le addizionali regionali e comunali, e prevede anche l’esenzione dall’imposta di registro e di bollo. Pertanto, ne risulterà avvantaggiato non solamente il proprietario che concede in locazione gli immobili, quanto anche l’inquilino. Infatti solitamente il locatore – salvo diverso accordo – gli addebita il 50% di tali ultime imposte.
Come si versa la cedolare secca
Come abbiamo visto in sede introduttiva di questo approfondimento sul codice tributo 1841, la cedolare secca è versata con modello F24.
In particolare l’acconto è dovuto entro il 30 giugno di ogni anno e riguarda gli affitti dell’anno in corso. Per pagare in un’unica soluzione l’acconto, pari al 95% della cedolare secca, si usa il codice tributo 1841.
Con il codice tributo 1842 invece si paga il saldo, pari al 5% della cedolare secca. Va pagato entro il 30 giugno dell’anno successivo.
Se si intende rateizzare l’acconto si usa il codice 1840 per la rata di giugno, pari al 40% di quanto dovuto. In questo caso il codice tributo 1841 si usa per la seconda rata, da pagare entro novembre e pari al 60% dell’acconto.