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Cosa succede se moriamo nello spazio? La risposta potrebbe lasciarti alquanto perplesso

Scopriamo insieme di cosa è composto lo spazio e cosa accadrebbe al nostro corpo in caso di morte

Stelle in movimento
Stelle in movimento - Foto di Marek Piwnicki/Pexels.com

Forse non tutti i lettori saranno a conoscenza di un cupo dato, da quando i viaggi spaziali sono diventati una realtà sono morte 18 persone nello spazio. Tali morti sono però avvenute o in fase di decollo o in fase di rientro della missione, mai nello spazio aperto o nella stazione spaziale. Nel mondo di oggi la tecnologia ha ovviamente fatto balzi in avanti, ed i viaggi verso lo spazio sono molto più sicuri anche rispetto a ciò che avveniva 30 anni fa. Nonostante tali innovazioni il rischio di morire nello spazio esiste, a causa di vari inconvenienti che potrebbero capitare.

Negli anni a venire le missioni spaziali aumenteranno, e quindi aumenteranno sia le persone che si allontanano dal nostro pianeta, sia la possibilità di una morte inaspettata nello spazio aperto. Quali sono i protocolli che gli astronauti devono rispettare? Quali sono le direttive delle grandi agenzie che si occupano di tali viaggi e missioni? Scopriamolo insieme nel seguente articolo.

Cosa accade al corpo umano nello spazio

L’amica più fidata degli astronauti è sicuramente la tuta, che li protegge dal vuoto esterno e dalle complicazioni che un contatto diretto con esso procurerebbe. Si è studiato che, infatti, da quando la tuta si rompe, anche con un minuscolo foro che ne altera le capacità protettive, l’astronauta ha non più di 15 secondi di tempo prima di perdere coscienza e svenire.

Quando il nostro organismo entra in contatto con lo spazio vuoto circostante, la fortissima differenza di pressione che si genera nel nostro corpo fa si che il nostro organismo non abbia più di 30 secondi di vita. Il contatto con l’esterno infatti farebbe diventare vapore ,in pochissimi istanti, il nostro sangue e l’acqua contenuta nelle cellule. Quando ciò accade l’organismo umano non può far altro che perire, infatti, i polmoni, e gli altri organi interni, finirebbero con l’esplodere.

Se non si muore a causa dell’esplosione degli organi addetti alla respirazione il povero malcapitato morirà, molto probabilmente, di arresto cardiocircolatorio. Ma a cosa è dovuta tale morte? Perché accade? Molto semplicemente, a causa del contatto col vuoto, si creano delle grandi bolle d’aria nelle vene e nelle arterie del nostro organismo, generando in tal modo un infarto, esattamente come accadrebbe con una siringa d’aria in vena.

Dopo aver mostrato le principali cause di morte possiamo notare un dato importante, per salvare un proprio collega ed amico si hanno al massimo 30-35 secondi prima che sopraggiunga la morte dell’individuo. Se l’astronauta viene salvato dopo anche solo 40 secondi, anche se ancora vivo, sarà molto probabilmente costretto a vivere uno stato vegetativo che durerà per tutta la vita.

Astronauta nello spazio
Astronauta nello spazio-Foto di Pixabay/www.pexels.com

Cosa fare del corpo ormai morto?

Nonostante la possibilità di un episodio sfortunato sia in realtà assolutamente reale, non esiste ancora una procedura standard da seguire, ma piuttosto varie ipotesi, tutte realizzabili, che gli astronauti possono scegliere di applicare a seconda dei casi. Una delle più accreditate è il porre la salma del soggetto defunto nell’airlock, tenendola così chiusa nella zona più fredda della stazione spaziale, in attesa di riportarla sul nostro pianeta natale.

Un’altra idea molto in voga è ovviamente la cremazione, tanto che già nel 2015 la NASA, maggiore agenzia al mondo di viaggi spaziali, con la collaborazione di un’azienda scandinava, aveva ipotizzato di attuare un funerale davvero particolare. Tale idea prevede di congelare il corpo e poi cremarlo in seguito, generando così minuscoli frammenti di cenere e ghiaccio da riportare sulla Terra, concedendo all’astronauta un funerale sul nostro pianeta.

Ghiacciai in scioglimento
Ghiacciai in scioglimento – Foto di Pixabay/Pexels.com

In uno degli scenari peggiori, invece, l’astronauta potrebbe trovarsi al di fuori della stazione spaziale internazionale, e venendo colpito da un materiale sarebbe sostanzialmente costretto alla morte immediata, attratto dalla Terra potrebbe anche rientrare nell’atmosfera del pianeta per finire purtroppo disintegrato dall’estremo calore a cui sarebbe sottoposto.

Il defunto va incontro ad un normale processo di decomposizione?

La risposta è negativa, se si morisse nello spazio il corpo non andrebbe in contro ad una decomposizione, almeno non del tipo che conosciamo sul nostro pianeta. Nello spazio, infatti, non c’è ossigeno, e senza ossigeno la normale decomposizione batterica e fungina non può ovviamente esserci. Ci sarà, infatti, una decomposizione solo minima del materiale cellulare, e si potrà osservare solo un minimo scolorimento del corpo che tenderà al biancastro ed al violaceo.

Scritto da Pasquale Arrichiello

A 24 anni ho conseguito una laurea magistrale in Scienze Storiche alla Federico II di Napoli. Oltre alla storia ed alla filosofia, due delle mie principali passioni, ho da sempre coltivato un profondo amore per la scrittura, ed è proprio questo legame ad avermi condotto nel mondo dei copywriter.