Se il nostro debito con lo stato per multe o imposte non pagate dovesse farsi troppo salato, questo può rivalersi sui nostri possedimenti. Uno dei provvedimenti più comuni (e problematici) è il fermo amministrativo sull’auto, a causa del quale non potremo più circolare con il nostro veicolo fino al saldo del debito. Un tempo andava versato un contributo pari a 32 euro al PRA, ma oggi è del tutto gratuito e per ovviare a questo spiacevole equivoco sarà sufficiente recarsi ad uno sportello ACI muniti della documentazione.
Per “fermo amministrativo” si intende l’atto con il quale la pubblica amministrazione blocca un bene iscritto in un pubblico registro (il PRA, nel caso di un’auto) perché il proprietario contrae un debito con l’erario e non lo onora. L’esempio tipico è il mancato pagamento di una multa. Con riferimento al fermo amministrativo dell’auto, le conseguenze per il proprietario sono: l’impossibilità di disporre del veicolo fino al pagamento del debito; il divieto di circolazione del veicolo, pena la sanzione pecuniaria; il divieto di demolire, portare all’estero o cancellare il veicolo dai pubblici registri.
Purtroppo non è raro che un veicolo privato incappi nel cosiddetto fermo amministrativo. Ovvero lo stop totale alla circolazione per motivi finanziari. L’atto di fermo amministrativo di un’autovettura è disposto per credito d’imposta o credito non corrisposto dal proprietario dell’autovettura. Come detto, quando un’auto è ferma non può certo circolare in alcun modo su strada. Le ganasce sono spesso posizionate sulle ruote per impedirne lo spostamento. Ma il proprietario può fare sicuramente un’altra cosa: cioè può vendere il veicolo senza alcun problema. I proprietari di un’auto con fermo amministrativo per vari motivi possono disporne in modo assolutamente lecito e legale. Lo dicono le recenti leggi aggiornate nel 2022.