La Filariosi (o più semplicemente filaria) è una patologia che viene trasmessa dalle zanzare (soprattutto dalla zanzara tigre). Si tratta di una malattia diffusa, per quanto riguarda l’Italia, nel nord e, in particolar modo, nella Pianura Padana (lungo il corso del fiume Po) e, in genere, in tutte quelle zone a carattere lacustre (in cui non sono rari i ristagni d’acqua). Questa, in base alle caratteristiche specifiche del parassita che viene veicolato, può essere classificata, grossomodo, in due diverse tipologie:
- cardiopolmonare (quando viene causata da Dirofilaria immitis)
- cutanea (se il parassita in questione è la Dirofilaria repens)
La prima forma citata è quella che presenta ripercussioni più gravi a livello della salute. In questa situazione, infatti, le larve del patogeno entrano nel sistema circolatorio e, una volta completata la loro trasformazione a vermi adulti, vanno ad insediarsi nelle prossimità di organi vitali come cuore e polmoni provocando, inevitabilmente, problemi al sistema resipiratorio e cardio-vascolare.
Filariosi: Come riconoscerla e trattarla
Crescita e sviluppo sono estremamente rapidi tanto che, se la situazione patologica non viene diagnosticata rapidamente, l’animale affetto può andare incontro alla morte. Nella filariosi cutanea, diversamente dal primo caso spiegato, il problema resta localizzato a livello del tessuto sottocutaneo portando a danni, e lesioni, di molto inferiori. Il tempo di incubazione è variabile e può estendersi anche a qualche mese. La filariosi, infatti, è nota per essere una malattia silente in quanto, il parassita, prima di esercitare qualunque effetto a livello dell’organismo deve crescere ed evolversi. Questa particolare caratteristica rende indispensabile eseguire un test con cadenza annuale.
Il medico veterinario per accertarsi, una volta nato il sospetto della presenza di questo stato patologico, esegue sull’animale l’analisi del sangue con la quale può ottenere una risposta in un tempo relativamente rapido.
[md_boxinfo title=”Curiosità”]Nel caso in cui il test confermi la presenza della filariosi è possibile intervenire con una tipologia di terapia chiamata “terapia adulticida” che permette di eliminare i parassiti quando questi sono già in una fase adulta e si sono andati ad insediare nei vari distretti del sistema cardio-vascolare.[/md_boxinfo]
Il trattamento è efficace in modo direttamente proporzionale alla tempestività con cui viene fatta la diagnosi. Proprio in base a questo lasso temporale i cani affetti vengono classificati in:
- classe 1 (ottime possibilità di guarigione)
- classe 2, classe 3 e classe 4 (filariosi in stato avanzato)
Se il cane è molto grave potrebbe essere indispensabile andare ad intervenire chirurgicamente anche se, una buona riuscita dell’intervento potrebbe non avere riscontri positivi per quanto riguardano le possibilità di sopravvivenza. È possibile agire anche in senso preventivo evitando che il cane possa ammalarsi andando a somministrare costantemente sostanze che vadano ad inibire lo sviluppo del parassita.
Questa malattia, come detto precedentemente, viene veicolata dalle zanzare per cui il rischio di entrare a contatto con la filariosi cresce esponenzialmente durante i mesi caldi. Per questo motivo la prevenzione dovrebbe essere focalizzata tra aprile e novembre in esemplari di almeno 6-8 mesi d’età.
[md_boxinfo title=”Curiosità”]I farmaci a disposizione nel trattamento di questa delicata patologia sono diversi. Tra questi è importante ricordare la milbemicina ossima, la selamectina e la moxidectina. Queste sostanze sono disponibili in diverse formulazioni tanto che possono essere somministrate per via orale (in compresse o tavolette masticabili), in soluzione da applicare sulla cute o iniettabile (va a coprire, con una sola dose, tutta la stagione).[/md_boxinfo]
Filariosi nell’uomo
L’uomo non è esente da questa tipologia di patologia. Esistono, infatti, diverse specificazioni di filariosi distinguibili dai differenti sintomi con cui si manifesta. Tra questi importanti da ricordare sono:
- la filariosi cronica (si sviluppa dopo molti anni e si presenta con dilatazione linfatica asintomatica anche se può portare al linfedema cronico nell’area interessata)
- la filariosi linfatica (per lo più non dà manifestazioni cliniche ma ci possono essere casi di febbre, linfoadenite acuta e linfangite retrograda)
- oncocerchiasi ( i noduli sottocutanei che contengono il parassita risultano ingrossati a tal punto che risultano ben visibili e palpabili in quanto aumentano in contenuto di cellule infiammatorie e di tessuto fibrotico)
- eosinofilia polmonare tropicale (variante non comune che si manifesta con asma, leucocitosi ed eosinofilia)
- loiasi (colpisce soprattutto le popolazioni indigene e si manifesta con edema che può svilupparsi in ogni parte del corpo ma, in percentuali maggiori, alle estremità).
Le strategie di prevenzione sono abbastanza intuitive in quanto riguardano la riduzione dei possibili contatti con le zanzare. Si sta pensando anche ad una strategia di profilassi con dietilcarbamazina ma, la sua capacità di protezione non è ancora stata confermata. Questo formato risulta utile, però, in caso di malattia conclamata in quanto sembra essere l’unico in grado di uccidere le microfilarie ed i vermi adulti. La somministrazione può essere associata a farmaci della tipologia dei corticosteroidi. Per diagnosticare la presenza di filaria e di microfilarie risulta utile fare un’emoscopia cioè un esame eseguito su campioni di sangue opportunamente trattati grazie all’ausilio di un microscopio.
Filariosi: Ciclo vitale del parassita
Le larve, all’interno della zanzara (rappresenta il vettore biologico), arrivano a completare la maturazione in circa una settimana. Da qui occorrerà altrettanto tempo affinché queste larve possano essere a tutti gli effetti infettanti (sono definite allo stadio L3). Queste migrano nell’apparato buccale della zanzara in modo che, una volta che andrà a pungere il cane, potrà andare a trasmettergli il parassita.
Ora le larve si trovano nello strato sottocutaneo del nuovo ospite. Da qui possono raggiungere abbastanza agevolmente il circolo sanguigno dove, a livello dei capillari arriveranno al livello L4 e poi, dopo circa una sessantina di giorni, ad L5 anche se, solamente entro il quarto mese, andranno ad insediarsi nel cuore e nelle arterie polmonari dell’organismo infettato.
Dopo altri due mesi i parassiti risulteranno essere maturi da un punto di vista sessuale e cominceranno a produrre le microfilarie. La femmina, infatti, al contrario di quello che si può pensare, non deposita uova ma partorisce direttamente quelle che saranno le larve allo stadio L1. Queste andranno ad inserirsi nel circolo sanguigno e, soprattutto nelle ore notturne, quando l’animale è a riposo, migreranno per lo più nei vasi periferici. Proprio per questo motivo le zanzare che nuovamente andranno a pungere il cane per nutrirsi possono venire a contatto con le microfilarie L1 e far ricominciare il ciclo sopra spiegato.