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Greenpeace, supermercati italiani indietro per il riciclo della plastica

Fino a 12,7 milioni di tonnellate di plastica entrano negli oceani ogni anno e l'inquinamento da plastica è ora il più grande killer della vita marina. I supermercati stanno giocando un ruolo importante in questa tragedia, ma possono anche essere una parte importante della soluzione.

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Secondo un rapporto stilato da Greenpeace ed il fatto quotidiano, i supermercati italiani non fanno abbastanza per il riciclo della plastica e dei loro prodotti. Solo il marchio Selex avrebbe ottenuto un punteggio buono in questa speciale classifica. Soffocando le creature marine, sporcando le spiagge e trovando sempre più la loro strada nei nostri corpi, conosciamo tutti i pericoli della plastica monouso.

Fino a 12,7 milioni di tonnellate di plastica entrano negli oceani ogni anno. Infatti, l’inquinamento da plastica è ora il più grande killer della vita marina. I supermercati stanno giocando un ruolo importante in questa tragedia, ma possono anche essere una parte importante della soluzione. Hanno tutti iniziato il discorso quando si tratta di ridurre la plastica – prendendo impegni e facendo promesse – ma, cosa più importante, hanno intrapreso il cambiamento?

Reparto frutta di un supermercato
Reparto frutta di un supermercato – Foto di Pixabay/Pexels.com

Anche in altre parti del mondo, nel complesso, i supermercati non stanno ancora facendo abbastanza per ridurre la plastica. Nel 2019 i supermercati del Regno Unito hanno prodotto 896.853 tonnellate di imballaggi in plastica. Si tratta di un leggero calo rispetto al 2018 (meno del 2%), ma è ben lontano dal progresso di cui il nostro pianeta ha davvero bisogno, e non è certo niente di cui gridare.

Per porre fine all’inquinamento da plastica, dobbiamo eliminare la plastica monouso. Questo è il motivo per cui Greenpeace chiede ai rivenditori e al governo di fissare obiettivi precisi per il riciclo e per dimezzare l’utilizzo di plastica monouso nei supermercati entro il 2025.

Ma ridurre la plastica in un’area può causare problemi altrove. Ad esempio, il passaggio agli imballaggi in cellulosa e carta potrebbe avere un ulteriore impatto sulle nostre foreste che stanno scomparendo. Allo stesso modo, scambiare la plastica con le cosiddette bioplastiche (che possono essere ricavate dalle colture anziché dal petrolio) rischia di occupare più terra per produrre imballaggi piuttosto che nutrire la crescente popolazione mondiale.

Scritto da Luca Petrone

Sono un giornalista pubblicista dal 2021 ed ho conseguito un MA in Journalism alla Birkbeck University di Londra. I miei interessi sono troppo vasti per essere riassunti in una descrizione, ma ogni cosa che faccio inizia dalla scrittura. Attualmente sono web writer ed ho collaborato con svariati siti e testate online. Il mio profilo LinkedIn.