Abituati a nottate intere su criptici testi di Linguistica Generale, Statistica e Analisi I? Circondati da innumerevoli tazze di caffè, integratori, magnesio… e accompagnati da simpatiche occhiaie? Se il countdown prima dell’esame per voi vuol dire ancora questo, siete dei dinosauri. Adesso c’è Modafinil, la smart drug degli studenti.
Il Modafinil (aka Provigil) è un farmaco stimolante prodotto dalla casa farmaceutica americana Cephalon ( acquistata dal 2011 da Teva, israeliana).
E’ stato approvato negli USA dalla Food and Drug Administration nel trattamento della Sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), della depressione, e in altri casi patologici come la schizofrenia e addirittura il Parkinson.
Questo neurostimolatore inizialmente era usato per il trattamento della narcolessia e i disturbi ad essa correlati. Ma si è andati oltre.
Il “Moda”, come lo chiamano adesso gli studenti, è la smart drug più ricercata del momento. Essendo in grado di potenziare le capacità cognitive e di aumentare il livello di attenzione, fornisce prestazioni migliori e prolungate in fase di studio e non solo.
“Modafinli The Wonder Drug ” così recita una pagina social con tanto di foto di esultanti signore upper trenta che innalzano grida al cielo come degli yes man dopo un’intera cassa di Redbull.
Su Facebook e Twitter la mania impazza: pagine, gruppi, hashtag ne parlano e lo osannano.
Solo su Facebook, in più di 20 gruppi diversi, e di diverse nazioni, ci si dà consigli, si scambiano richieste sulla distribuzione, sull’uso e sull’esperienze legate al Modafinil.
Se potessimo entrare nella testa di ogni studente in ansia per un esame imminente, vorremmo poter fare come Super Vicky, l’eroina della nota serie tv anni ’80, che leggeva e memorizzava pagine intere alla perfezione in pochi secondi. Il Modafinil permettendo di rimanere incollati ai libri per più di cinque ore consecutive sembra avverare questo sogno.
Ma come agisce?
Il Modafinil agisce aumentando il rilascio di aminoacidi eccitatori (per approfondire leggi l’articolo sugli aminoacidi BCAA) e dell’ istamina nell’ipotalamo, questo fa sì che si possa combattere il principale nemico dello studio, il sonno, effetto che ha indotto alcuni ricercatori a considerare il Modafinil come un “agente promotore della veglia”.
Quindi, per semplificare, in piccola parte agisce in maniera simile alle amfetamine ma non lo è. Una delle indicazioni è proprio come coadiuvante nelle terapie con antidepressivi.
Funziona
Stando ad Examine.com, sito fatto molto bene che riporta ricerche scientifiche su ogni supplemento, parrebbe proprio di sì.
Ritalin
Il Ritalin dà molti effetti collaterali (tra i quali un umore particolarmente “frizzante”, per usare un eufemismo, al termine dell’effetto farmacologico). Il Modafinil può dare tremori da parkinsonism, tachicardia e insonnia, ma è meno pericoloso
Buprenorfina
C’è anche la Buprenorfina, un farmaco ad azione dopaminergico e noradrenergico. Ultimamente lo si sta somministrando nei confronti dei bambini che soffrono di ADHD, sostituendo il più convenzionale Ritalin.
L’effetto è molto più lento, però i risultati sono molto promettenti. La buprenorfina è un inibitore della ricaptazione. All’inizio veniva utilizzato per smettere di fumare, poi si sono accorti che era molto efficace nei confronti dei pazienti depressi, e infine l’hanno esteso all’ADHD. Ora, se non erro, si sta studiando il suo effetto nei confronti delle dipendenze da eroina
Modafinil vs Ritalin
Come già detto il Modafinil è un simpaticomimetico ad azione centrale: non altera il ritmo sonno/veglia, ma legandosi ai recettori dopaminergici ne riduce la ricaptazione e pertanto aumenta la trasmissione dopaminergica nel SNC. La stessa cosa, ma in misura minore, la fa sulla noradrenalina. Il risultato è un aumento della veglia, dell’attenzione, della trasmissione nervosa, della concentrazione. In clinica è usato per il trattamento della narcolessia.
Sono psicofarmaci, quindi vanno usati molto attentamente, sotto controllo medico ed il meno possibile.
Ancora ancora il Modafinil, ma il Ritalin ancor di più ha effetti collaterali che possono essere importanti.
Inoltre il Ritalin ancora più del Modafinil è difficile da farsi prescrivere. Il Modafinil è su comune ricetta ospedaliera o di specialista (neurologo), lo passa il SSN con ricetta. Il Ritalin invece MMR (Modello Ministeriale a Ricalco) e va “scaricato”, ovvero ogni farmaco va al preciso paziente.
Dove devo firmare?
Sembrerebbe la soluzione per aumentare le capacità del cervello e farci diventare tutti delle macchine infaticabili. Ma un prezzo c’è. Non sono ancora chiari gli effetti che potrebbe avere il farmaco preso per un periodo di tempo prolungato. Il farmaco rimane disponibile solo sotto prescrizione, almeno legalmente è così. Tra gli effetti indesiderati dell’assunzione prolungata di Modafinil ce ne sono alcuni come la difficoltà a prendere sonno e possibili problemi gastrointestinali. Meno comuni e più seri l’insorgere di dolore al petto, tachicardia, depressione, pensieri autolesionisti e secondo alcuni ricercatori della Oxford University, Ruairidh Battleday e Anna-Katharine Brem, non è da escludere nemmeno la possibilità che si verifichi una rara reazione allergica nota come sindrome di Stevens-Johnson.
Sul forum del sito di CFS ITALIA ( associazione che si occupa dell’e Encefalomielite Mialgica e Sindrome da affaticamento Cronico) un paziente affetto da narcolessia scrive a proposito dell’assunzione di Provigil: “LA MIA VITA è CAMBIATA. Ho una lucidità incredibile, fino alle otto e mezza di sera e senza aver fatto il riposino. Oggi alle 14 ancora ero stanco morto dalla mattinata, in effetti il farmaco ha iniziato a funzionare come previsto due ore circa dopo l’assunzione”.
In conclusione, il Modafinil è stato sdoganato come un farmaco che aiuta l’uomo a potenziare le sue facoltà mentali e neurologiche. E non solo gli studenti, quindi, possono farne uso.
Su Techcruch si parla di un’inchiesta tra i dirigenti delle start up della Silicon Valley per capire quanti di loro utilizzino il Modafinil per avere un vantaggio sui competitors. Molti dirigenti dichiarano di usarlo regolarmente per lavorare anche 20 ore al giorno (attenzione ai rischi… alcuni studi hanno già evidenziato i pericoli dello stress eccessivo) .
Allo stato attuale, in Italia il farmaco è approvato ufficialmente solo per il trattamento della narcolessia e dei disturbi ad essa correlati.
Tra questi dirigenti spicca Dave Asprey, un manager che ha fatto del “biohacking” un marchio di fabbrica grazie al Bulletproof Coffee, una miscela di caffè, burro chiarificato ed estratto di olio di cocco che permette di mantenere un alto livello di attenzione e prestazioni grazie anche ad un regime dietetico ristretto. Pur avendo utilizzato il Modafinil per più di otto anni ed averne dichiarato pubblicamente gli effetti positivi, Asprey ha preferito un alternativa naturale creando il regime dietetico Bulletproof, dopo aver riscontrato un assuefazione al farmaco miracoloso. Una versione italiana della dieta Bulletproof è disponibile qui: dietabulletproof.it
Aiutino sì o aiutino no? Domanda aperta.
Ci si chiede se approfittare della neurochimica per migliorare la propria performance cerebrale, o più in generale, il nostro rendimento psico-fisico, sia davvero la soluzione ai nostri problemi di produttività e se sia utile a migliorare il nostro stile di vita. Utile o nocivo?
In questa eterna lotta tra l’aiutino, il doping chimico, e il limite umano, sta alla scienza e alla medicina il compito difficile di illuminare molti dei dubbi che ancora oscurano le vere potenzialità del copro umano, macchina perfetta e perfettibile.
Infine va sottolineato che uno studio del 2014, per esempio, ha mostrato che i miglioramenti nelle prestazioni cognitive assicurati da alcuni nootropi (in particolare modafinil e metilfenidato) si pagano cari in termini di plasticità cerebrale: “Gli individui sani [che fanno uso di queste sostanze, nda] corrono i rischio di spingersi oltre i livelli ottimali di neurotrasmettitori, inficiando così le prestazioni che cercano di migliorare”: sostanzialmente, l’uso (e l’abuso) di smart drug – o almeno di alcune di esse – sembra associato a una riduzione di plasticità del cervello, che a lungo termine potrebbe portare a perdere tutti i miglioramenti acquisiti o a tornare addirittura indietro rispetto al punto di partenza.