Spesso ci ritroviamo alla sera senza sapere che film o serie tv guardare, il seguente articolo cerca di presentare un particolare ed interessante film che si rifà ad eventi reali occorsi negli anni 80′. Il film in questione, che è tranquillamente reperibile sulla famosissima piattaforma di Netflix, molto profondo e drammatico, è “Fortapàsc”, pellicola del 2009, diretta da Marco Risi, che vuole rendere un sentito omaggio ad un giovane talento del giornalismo italiano, eliminato dalla criminalità organizzata perché propenso a raccontare la realtà nefasta che lo circondava senza timori di sorta.
Le verità che Risi voleva mostrare erano infatti troppo scabrose per la criminalità organizzata campana, e ben presto entrò tra gli obiettivi numero uno da eliminare, per sempre. Il titolo del film prende il nome da una particolare frase pronunciata dal sindaco di Torre Annunziata, ambientazione principale di tutti gli eventi raccontati, dopo l’ennesima strage della camorra: “Non siamo a Fort Apasc”. Il protagonista, giornalista de “Il Mattino”, perse in ogni caso la vita proprio a Torre Annunziata nel 1985, a soli 26 anni.
Breve spiegazione della trama del film
Partendolo da articoli di cronaca nera e di omicidi di camorra, il giornalista, interpretato da un giovanissimo Libero De Rienzo, si occupò dei legami che esistevano tra la camorra di Torre Annunziata e quella degli altri clan campani, notando e portando alla luce anche episodi di corruzione e connivenze dei politici locali su tali questioni.
Risi nella sua pellicola decise di comportarsi in maniera diversa rispetto al solito, volle infatti mostrare al pubblico non solo il giornalista/eroe, ma anche l’uomo Siani, parlando cioè non solo del suo coraggio e della sua caparbietà, ma anche delle debolezze che lo caratterizzavano, e che caratterizzano anzi tutti noi. Il film decide quindi di ripercorrere gli ulti quattro mesi di vita del giornalista, culminando proprio il 23 settembre 1985, giorno dell’omicidio.
La storia raccontata, come si può facilmente immaginare, non era di semplice ricostruzione, in quanto doveva mostrare gli eventi accaduti ed allo stesso tempo donare all’osservatore il senso di tragicità che caratterizza la morte del giornalista. Per prepararsi al meglio, il regista ed alcuni degli attori, che vedremo meglio in seguito, incontrarono più volte la famiglia di Siani, per comprendere meglio il giovane, il suo background, al fine di rendere la pellicola quanto più realistica possibile.
Alcune curiosità sul film
Il film è stato girato in diversi quartieri sparsi per tutta la città di Napoli, ma anche a Torre del Greco, Torre Annunziata, Portici, Ercolano, Castellammare di Stabia e Castel Volturno, in provincia di Caserta. La scena forse più importante del film, la cosiddetta strage del «circolo pescatori», nel film viene ambientata in un bar di Torre del Greco a causa dell’avversione che alcuni abitanti del rione Carceri aveva nei confronti della squadra che si occupava delle riprese.
Gli attori appaiono tutti molto convincenti, dal protagonista, Libero De Rienzo a Daniele Pecci, passando per i famosissimi fratelli Gallo, Massimiliano e Gianfranco. Altre figure di spicco sono: Ernesto Maieux, Renato Carpentieri, e Gianfelice Imparato. Alla fine la bella tensione creata dal regista sfocia nell’inesorabile morte che giunge puntuale come la condanna quasi fatale di un intero popolo.
Osserviamo insieme un’ulteriore curiosità, particolarmente simpatica, o fastidiosa per alcuni esperti del settore. Per ben due volte viene indirettamente inquadrata la famosa birra “Corona” come bevanda che l’attore principale predilige, addirittura con l’aggiunta di una fetta di limone proprio nella prima scena del film. Sebbene sia molto in voga oggi, tale bevanda, arrivò in Italia solo 4 anni dopo la morte del giornalista, precisamente nel 1989.