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Piercing: Storia, Tipi e Nomi orecchio, naso e corpo

La moda del piercing è relativamente recente e, come è accaduto con i tatuaggi, sta passando dall’essere un simbolo di trasgressione a un elemento decorativo. Il nome di questa pratica deriva dall’inglese “to pierce”, che significa prevedibilmente, “perforare”, “bucare”, tant’è che il termine usato nei paesi anglofoni è “body piercing”, cioè “perforazione del corpo”. Ciò dal momento che “to pierce” un verbo con un ampio campo semantico, applicabile a molti, diversi contesti. In italiano con questa parola si possono intendere sia la pratica di installare un monile in una parte del corpo, perforandola, sia il solo monile applicato.

Negli ultimi anni i piercing e i tatuaggi sono diventati molto più di una semplice moda. Per molti, modificare il proprio corpo è un qualcosa di fondamentale per poter esprimere al meglio la propria personalità. Non si tratta di una scelta che esclude l’altra, bensì della possibilità di avere un corpo modificato in base a gusti ed esigenze. Cambiano molto le tendenze ogni anno e seguono sempre più spesso le ultime trovate dei personaggi famosi. Se per i tatuaggi prevale ancora il gusto soggettivo di ognuno, per i piercing il discorso è un po’ diverso. Ogni anno ci sono dei nuovi stili da poter seguire così da personalizzare il proprio corpo con questi speciali accessori di tendenza. Il corpo diventa in questo modo una sorta di linguaggio, utile per giovani e meno giovani. Infatti sono sempre più gli adulti che decidono di dare colore ed originalità al proprio corpo.

Piercing: Storia

È comunemente ritenuto che lo scopo originario del piercing fosse, in molte comunità tribali, quello di distinguere i ruoli dei vari membri che le appartenevano. In un certo senso si contrassegnavano i membri della comunità o si sancivano in modo rituale l’avvenimento di un passaggio d’età (fra cui, tipicamente, quello dalla fanciullezza all’età adulta). È noto, ad esempio, che le donne indiane in età fertile usano portare un anellino alla narice sinistra per via della relazione con l’apparato riproduttivo che la medicina ayurvedica attribuisce a questa parte del viso. È, invece, una mistificazione il fatto che il piercing all’ombelico fosse praticato già nell’antico Egitto e che anche la regina Cleopatra ne avesse uno. Così come è con ogni probabilità falso che i centurioni romani usassero perforarsi i capezzoli in segno di virilità.

La ragione di tante convinzioni fallaci o non documentate sulla pratica del piercing nell’antichità è da ricercarsi in una pubblicazione moderna, dal titolo Body & Genital Piercing in Brief. Questa pubblicazione è stata scritta dall’imprenditore Richard Simonton sotto lo pseudonimo di Doug Malloy. In essa, Simonton, che aveva fondato un’associazione di appassionati a Los Angeles, riportava numerose “curiosità storiche” sul piercing, che successivamente il suo socio Jim Ward ha rivelato essere frutto della fantasia.

Simonton, tuttavia, insieme a Ward e ad altri esponenti della Hollywood degli anni Sessanta e Settanta, è di per sé un elemento della storia del piercing. Ciò perché ha comunque contribuito alla sua diffusione in epoca moderna, non solo fondando un’associazione che metteva in rete gli appassionati. Inoltre, come detto, ha anche finanziato l’apertura di un’azienda di produzione di gioielli specifici e di studi in cui venivano applicati professionalmente (la Gauntlet). Oltre che la pubblicazione del primo magazine del settore (Piercing Fans International Quarterly).

Piercing: Tipi e Nomi

Il piercing rientra tra quelle mode evergreen, anzi si arricchiscono sempre più di nuove opzioni. Esistono diverse tendenze, in particolare si può scegliere se farlo per davvero con tanto di perforazione, oppure per finta e darne quindi un valore puramente estetico. Una tendenza che è nata grazie ad una serie di case di abbigliamento e che sta avendo notevole successo non solo tra i più giovani. Tante le varianti di piercing disponibili, elencheremo i diversi tipi e nomi di piercing in base alla zona da perforare:

Piercing orecchio

Sebbene sia un piercing a tutti gli effetti, la perforazione del lobo – il cosiddetto “buco alle orecchie” che spesso si concede già alle bambine – non è generalmente considerato un vero e proprio piercing. Probabilmente sia a causa del fatto che la perforazione del lobo non è eccessivamente dolorosa (e pertanto questa pratica perde molto del suo significato di iniziazione), sia della sua diffusa accettazione in società, che non la fa apparire come un gesto di rottura o di modificazione radicale del corpo. Al contrario, il foro ai lobi per portare gli orecchini, con la sua funzione di abbellimento ed esaltazione della femminilità, potrebbe essere addirittura visto come l’unico che omologa, anziché distinguere.

Molto in voga, invece, sono i piercing al trago e all’elice. Quest’ultimo è quasi una sorta di “anello di congiunzione” fra il canonico foro al lobo e il trasgressivo piercing vero e proprio. Si tratta, infatti, della perforazione della cartilagine superiore dell’orecchio. Un posto abbastanza inusuale e poco “bon-ton” per appuntare un orecchino, ma non troppo “alternativo”. In questo caso, molta differenza la fa il tipo di gioiello scelto, che può variare dal vezzoso brillantino al più aggressivo bastoncino di acciaio.

Il piercing trago, invece, è quello realizzato sulla parte cartilaginea dell’orecchio che copre parzialmente il dotto uditivo. Una delle credenze legate al piercing al trago è che possa causare paralisi facciali e danni all’udito e alla vista, perché può ledere nervi o veicolare infezioni nel dotto uditivo. Il rischio infezioni, invece, non è più alto che in altre parti del corpo e anche il rischio di danneggiare un nervo perforando il trago è stato screditato.

Piercing Volto

Il sopracciglio è un altro punto tipico in cui può essere eseguito il piercing, sebbene sia uno dei più rischiosi, sia per chi si sottopone sia per chi pratica il piercing. La zona, infatti, è irrorata da importanti arterie che, se danneggiate, possono causare abbondante sanguinamento, talvolta difficile da contenere. Oltre che per chi viene ferito, ciò comporta un rischio anche per la salute di chi esegue la perforazione, qualora il sangue fosse infetto. A questo scopo leggi anche il nostro approfondimento sul Microdermal.

Naso

Del naso, poi, si possono perforare molte parti. La scelta più comune ricade senz’altro sulle narici, che spesso vengono adornate con monili piccoli e vezzosi, come brillantini o anelli sottili di piccolo diametro, lontani dal look punk generalmente associato al piercing. In questo caso il nome che solitamente si dà è il Nostril. Scelta decisamente più radicale è quella di perforare la cartilagine fra le narici, sebbene si dica che l’effetto superi di gran lunga la sopportazione necessaria ad ottenerlo.

Il piercing septum – questo il nome della pratica, sebbene non perfori realmente il setto nasale – sembra essere fra i meno dolorosi e “semplici” da gestire, perché anche di guarigione relativamente rapida. Più raro e complicato è quello alla radice del naso, costituito generalmente dall’inserimento di un bastoncino o di un archetto chiuso da palline alle estremità. Il ponte alla radice del naso è considerato una parte più soggetta di altre al rischio di rigetto.

Lingua

Il piercing alla lingua, poi, è relativamente difficile da curare, poiché l’ambiente in cui si trova è umido e rallenta la guarigione della ferita. Il gonfiore dovuto a un’eventuale infezione, inoltre, può ostacolare respirazione e deglutizione. Anche una volta guarito del tutto, il piercing alla lingua resta uno dei meno semplici da gestire.

Può, infatti, danneggiare lo smalto dei denti urtandoli ripetutamente durante i pasti e le conversazioni. E c’è sempre un lieve rischio di ingestione, in caso il gioiello si apra: per questo è consigliato rimuoverlo quando si mangia e quando si fa sport. Anche per evitare il (pur remoto) rischio di soffocamento nella malaugurata ipotesi che il gioiello esca dalla sua sede e finisca nelle vie respiratorie. Tra i piercing sulla lingua di tendenza spunta anche il Venom, un piercing sulla lingua a due fori.

Labbro

Il piercing al labbro comporta rischi analoghi, sebbene in misura minore, sia perché il rischio di ingestione accidentale è inferiore, sia perché si trova in una sede più facile da curare, il che generalmente implica un periodo di guarigione più breve. Tra i piercing al labbro più celebri bisogna menzionare sicuramente il Labret.

Piercing Corpo

Ombelico, genitali e capezzoli sono le parti del corpo più “gettonate” per l’applicazione permanente di un gioiello attraverso il piercing. Vediamo, nello specifico, quali sono i piercing più comuni effettuati in queste parti del corpo, le caratteristiche e gli eventuali rischi a cui si va incontro.

Ombelico

Il piercing all’ombelico è un altro di quelli che hanno valicato i confini della body modification e vengono per lo più considerati un vezzo estetico, tant’è che sono disponibili gioielli per l’ombelico delle fogge più varie e frivole. Anche in questo caso, però, la pratica non è esente da rischi e non tutti possiedono un ombelico della forma più adatta ad ospitare un gioiello. In compenso, la zona è relativamente maneggevole da curare nell’immediato periodo postoperatorio, anche se il continuo contatto con gli indumenti può rendere la guarigione difficoltosa e causare inconvenienti anche in seguito.

Capezzoli

Il capezzolo, come si intuisce, è un’area molto delicata, la cui perforazione richiede molta attenzione da parte del piercer. Questo, infatti, non deve agire sull’areola né su altre parti della mammella, onde evitare il rischio che insorgano mastiti. E al contempo non deve effettuare una perforazione troppo superficiale, per scongiurare rigetti. Come tutti i piercing, va disinfettato con attenzione e costanza nel periodo immediatamente successivo all’installazione, e la guarigione completa può richiedere fino a un anno, per le donne. Se effettuato a regola d’arte, il piercing al capezzolo non provoca alterazioni alla capacità della donna di allattare, ma andrà – ovviamente – rimosso al momento della suzione.

Genitali

La perforazione degli organi genitali è, stando agli esperti di piercing, più comune di quanto non si pensi anche nel mondo occidentale moderno. Oltre a vantare – al pari di quella dei capezzoli – un’ampia diffusione nelle società tribali di ogni tempo. Le ragioni che spingono le persone a “ingioiellare” le proprie parti intime vanno ricercate generalmente nell’aumento del piacere sessuale (proprio e del/della partner). La presenza del monile comporta, infatti, una volta guarita la ferita dovuta all’applicazione, una “personalizzazione” delle parti più nascoste e private del proprio corpo.

In genere, le donne installano il gioiello sul cappuccio del clitoride o sulle labbra della vagina, mentre gli uomini optano più spesso per il prepuzio e il glande. Il clitoride vero e proprio e lo scroto sono altri punti perforabili, ma apparentemente scelti da un minor numero di persone. La cura del gioiello alle parti intime è particolarmente difficoltosa per le donne, per via dell’ambiente umido e abbondante di secrezioni cui la ferita è esposta e talvolta è necessario ricorrere a una cura antibiotica.

La scelta di uno studio sicuro e affidabile è fondamentale per praticare il piercing ai genitali, sia per le ovvie ragioni di igiene, sia per la delicatezza delle zone trattate. L’affidarsi a comprovati professionisti del settore e l’esigere le migliori condizioni igienico-sanitarie restano condizioni imprescindibili per ogni sorta di piercing che si desideri effettuare.

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