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Prostata Infiammata: Cause, Sintomi, Rimedi e Alimentazione

La prostata infiammata (prostatite) è un problema diffuso nella popolazione maschile e può essere causata da infezioni batteriche o da altre problematiche. Differente dalla prostata ingrossata, circa il 10% degli uomini ne viene colpito almeno una volta nella vita, con sintomi come dolore pelvico e scrotale, disturbi urinari e della libido, defecazione dolorosa ecc.

Prostata infiammata: Cos’è?

La prostata è una ghiandola presente solo nell’uomo e situata nell’area pelvica, sotto la vescica. Grande più o meno come una noce, la ghiandola prostatica produce il liquido spermatico, che ha la funzione di nutrire e trasportare gli spermatozoi. L’infiammazione della prostata colpisce solitamente gli uomini sessualmente attivi e di età inferiore ai 50 anni; le cause della prostata infiammata possono essere numerose, ma i sintomi sono quasi sempre gli stessi. L’uretra passa proprio attraverso la prostata, quindi ogni infiammazione o ingrossamento della prostata causa difficoltà ad urinare e dolore durante la minzione.

Tecnicamente, l’infiammazione della ghiandola riguarda il tessuto prostatico e si riferisce ad una serie di sintomi e condizioni cliniche che però possono avere cause molto diverse. Per fare chiarezza, la prostatite è stata classificata in 4 categorie dal National Institute of Health (NIH):

  • Prostatite acuta batterica
  • Prostatite cronica batterica
  • Sindrome dolorosa pelvica (o prostatite cronica non batterica), infiammatoria o non infiammatoria
  • Prostatite asintomatica

Prostata infiammata: cause

Come detto precedentemente, la prostatite viene suddivisa in 4 categorie, ognuna delle quali si caratterizza per sintomi e cause diverse. Proprio per questo motivo è importante conoscere tutte e quattro le categorie patologiche della prostata infiammata, in modo tale da riconoscerle e proseguire con determinate cure e attenzioni al riguardo. Andiamo a conoscere le quattro categorie differenti di prostatite e le caratteristiche:

  • Prostatite acuta batterica (categoria 1)

Viene causata da un’infezione improvvisa e conclamata da parte di alcuni batteri solitamente di provenienza fecale come Escherichia coli, Pseudomonas, Klebsiella, Proteus, Enterobacter, enterococchi, Staphylococcus aureus. I sintomi sono brividi, febbre, dolore pelvico e genitale, frequenza e urgenza di urinare e spesso infezione del tratto urinario con ritenzione urinaria. Gli esami specifici comprendono emocromo con formula ed analisi delle urine. La prostatite acuta batterica può essere causata da:

  • Infezione delle vie urinarie
  • Infezioni sessualmente trasmissibili
  • Infezioni dei testicoli
  • Invasione da parte di batteri intestinali (presenza di fistole o traumi lesivi perineali)
  • Ostruzione del collo vescicale
  • Fimosi del pene

Sono considerati fattori di rischio la presenza di infezioni delle vie urinarie (uretrite, cistite), bere poca acqua (disidratazione), rapporti sessuali non protetti, avere molti partner sessuali, presenza di catetere vescicale, pregressi interventi alla prostata, lesioni intestinali, deficienze del sistema immunitario.

  • Prostatite cronica batterica (categoria 2)

E’ un’infezione cronica della prostata causata da batteri. Non è molto comune, è causata solitamente da E. coli e può essere asintomatica, tranne nei casi in cui coinvolga anche il tratto urinario manifestandosi come cistite, con i sintomi associati (dolore ad urinare, febbre). La prostatite cronica batterica viene considerata rara e quando viene sospettata bisogna escludere infezioni sessualmente trasmissibili come da Chlamydia trachomatis, Neisseria gonorroheae, micoplasmi ed HIV. Le analisi da fare sono emocromo con formula, analisi delle urine, analisi del liquido seminale e del liquido prostatico; può anche essere richiesto il dosaggio del PSA (antigene prostatico specifico).

A volte la prostatite cronica batterica (specialmente se non trattata adeguatamente) può coinvolgere anche i testicoli, l’epididimo ed i dotti deferenti, oppure essere una complicazione di infezioni che colpiscono queste strutture. I disturbi della prostatite cronica batterica si distinguono da quella acuta per severità (che è minore), comparsa graduale, durata maggiore e persistenza dei sintomi. Se non adeguatamente trattata, la prostatite batterica cronica può degenerare in sepsi o ascesso prostatico. Non esiste alcuna prova che la prostata infiammata cronicamente possa aumentare il rischio di neoplasie.

  • Sindrome dolorosa pelvica o mioneuropatia pelvica (categoria 3)

Viene chiamata anche prostatite cronica non batterica o mioneuropatia pelvica. Le cause non sono ancora note, nonostante rappresenti ben il 90% delle diagnosi di prostatite; viene diagnosticata a qualsiasi età, con un picco intorno ai 30 anni. Questa patologia è causata da spasmi della muscolatura pelvica e perineale (muscoli elevatori dell’ano) con possibile infiammazione dei nervi, che durano da almeno 6 mesi ininterrottamente.

I sintomi sono sempre presenti, ma con ciclici episodi di miglioramento e di recrudescenza: il dolore si può irradiare anche ai tessuti circostanti e possono apparire disuria, stranguria, fatica cronica, dolori addominali, bruciore del pene, frequenza urinaria, disfunzione erettile e calo della libido con dolore post-eiaculatorio (sintomo che permette di distinguere i pazienti con sindrome dolorosa pelvica da quelli con iperplasia prostatica benigna).

Ci sono diverse ipotesi per spiegare la sindrome dolorosa pelvica: la prostata infiammata può essere causata da un attacco autoimmune, da un’infiammazione neurogena o dalla sindrome del dolore miofasciale (per traumi passati o predisposizione genetica). La teoria dell’infezione batterica è stata confutata da alcuni studi, che hanno anche dimostrato che i ceppi batterici nella prostata presenti in sani e malati sono sostanzialmente gli stessi.

La sindrome dolorosa pelvica può essere ulteriormente suddivisa in:

  • categoria 3a: infiammatoria. Nelle urine, nel liquido seminale e nel liquido prostatico sono presenti leucociti morti o residui di pus.
  • categoria 3b: non infiammatoria. Nelle urine, nel liquido seminale e nel liquido prostatico non sono presenti leucociti morti o residui di pus.

Nella pratica clinica e nella terapia, la suddivisione in infiammatoria o non infiammatoria non ha però alcuna utilità.

  • Prostatite asintomatica (categoria 4)

La prostatite asintomatica viene rilevata casualmente in corso di altri esami, a causa della presenza di marcatori infiammatori nelle urine o nel liquido seminale. Il paziente non avverte sintomi, quindi la diagnosi può essere ritardata. Il fatto che non ci siano sintomi non significa però che l’infiammazione non ci sia: la prostata infiammata non causa sintomi e segni, ma gli esami diagnostici rivelano la presenza di infiammazione.

Prostata infiammata: sintomi

I sintomi della prostata infiammata dipendono dalle cause. Nelle categorie 1 e 2 (prostatite batterica acuta o cronica) i sintomi sono:

  • Febbre con brividi
  • Dolore pelvico, scrotale e lombare
  • Disturbi urinari (disuria, stranguria, urgenza e frequenza della minzione, ematuria)
  • Disturbi della libido
  • Defecazione dolorosa

I sintomi della prostatite batterica cronica possono essere più sfumati, ma prolungati nel tempo e possono apparire o andare in remissione ciclicamente. Nella prostatite di categoria 3 (sindrome dolorosa pelvica) i sintomi sono dolore pelvico e addominale, bruciore del pene, fatica cronica, disuria, mialgia.

Nel caso di prostata infiammata la diagnosi immediata è fondamentale per intraprendere la terapia più appropriata ed evitare le complicanze. È l’urologo, tramite l’esplorazione rettale digitale, l’esame obiettivo, ad eseguire la diagnosi, l’anamnesi e i test di laboratorio (esami del sangue, analisi di urina e liquido seminale) e, se necessario, l’ecografia vescico-prostatica.

Prostata infiammata: rimedi

Il trattamento della prostata infiammata dipende dalle cause scatenanti. A questo scopo, vedi anche il nostro articolo specifico su Urogermin Prostata.

  • Trattamento prostatiti batteriche (categorie 1 e 2)

Nel caso di prostatite di tipo 1 e 2, di origine batterica, bisogna ricorrere agli antibiotici dopo aver eseguito l’antibiogramma, che descrive il profilo di sensibilità del batterio. Per la prostatite batterica acuta (categoria 1) le cefalosporine di 3a generazione, i fluorochinoloni e le penicilline sono il trattamento di elezione.

Per la prostatite acuta cronica (categoria 2) sono necessari cicli di antibiotici più lunghi, solitamente a base di fluorochinoloni, sulfamidici e macrolidi, anche in associazione con alfa-bloccanti (tamsulosina, alfuzosina) che rilassano la muscolatura pelvica e possono migliorare significativamente i sintomi. Insieme agli antibiotici, gli antinfiammatori possono ridurre l’infiammazione ed il dolore.

L’antibiotico non va mai sospeso prima del termine della terapia, nemmeno se dopo pochi giorni i sintomi scompaiono; portando a termine il trattamento antibiotico la prognosi delle prostatiti batteriche è ottima. Durante il trattamento delle prostatiti batteriche è consigliabile non avere rapporti sessuali, fare bagni caldi, non andare in bicicletta, sedersi su cuscini, non bere caffè/alcolici.

  • Trattamento malattia dolorosa pelvica (categoria 3)

Non avendo cause chiare, il trattamento della malattia dolorosa pelvica non è definito ed è ancora in discussione. Attualmente viene impiegata una terapia che include:

  • Antinfiammatori (se la sindrome dolorosa è di tipo infiammatorio)
  • Antidolorifici
  • Alfa-bloccanti (tamsulosina, alfuzosina)
  • Lassativi
  • Antibiotici (in caso compaiano sintomi riconducibili ad infezione urinaria come febbre, bruciore, urgenza urinaria)

Attualmente alcuni specialisti applicano il cosiddetto protocollo Stanford, che combina fisioterapia ed esercizi di stretching per rilassare la muscolatura pelvica e la parete addominale alla terapia psicologica. Secondo alcuni studi infatti sarebbe lo stato ansioso del paziente, che vive compulsivamente i propri sintomi, a sensibilizzare la zona pelvica aumentando la tensione muscolare. (Vedi anche: Prostamol)

Prostata infiammata: rimedi naturali

Nel caso di prostatite non batterica, è possibile ridurre l’infiammazione, l’edema e la tensione muscolare con integratori naturali a base di erbe officinali.

  • Aloe. L’aloe è un rimedio naturale efficace e completo, ricco di aminoacidi, sali minerali, vitamine, polisaccaridi ed antrachinoni con proprietà antibatteriche, antinfiammatorie ed immunostimolanti. Il succo di aloe aiuta a ridurre i sintomi infiammatori.
  • Epilobio. L’epilobio è una pianta impiegata nella medicina popolare da secoli per trattare qualsiasi patologia colpisca la prostata; ha proprietà antinfiammatorie ed anti-edematose.
  • Polline d’api. Contiene proteine, aminoacidi, vitamine, acidi polinsaturi, sali minerali e flavonoidi; ha proprietà toniche ed energizzanti e si impiega spesso come integratore naturale contro l’infiammazione.

Prostata infiammata: alimentazione

Uno stile di vita sano ed attivo ed una alimentazione equilibrata sono utili per prevenire qualsiasi problema di salute, compresa la prostata infiammata. Per prevenire e migliorare i sintomi della prostatite, si consiglia quindi di:

  • Consumare pasti regolari ed equilibrati
  • Bere 2 litri di acqua al giorno
  • Assumere cibi con effetto antinfiammatorio naturale (mirtilli rossi, succo di aloe, pomodori, semi di zucca, tè verde, uva ursina)
  • Favorire la regolarità intestinale assumendo fibre vegetali (cereali, verdure a foglia larga cotte, frutta cotta)
  • Se si ha diarrea o la prostatite è in fase acuta, evitare alimenti che stimolano la peristalsi ed irritanti per l’intestino e la vescica come uva, insaccati, latte, formaggi, peperoncino e spezie, sughi elaborati, fritture, caffè/alcolici, sottaceti, peperoni, agrumi, melanzane.

Scritto da Sara Roversi

Specializzata in Microbiologia e Virologia. Esperienza in laboratorio di diagnostica microbiologica (batteriologia, virologia, micologia, parassitologia, micobatteriologia, sierologia), conoscenza delle tecniche diagnostiche di biologia molecolare, anche per ricerca SARS-CoV-2.